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IL SACERDOTE È COME LA SCALA DI GIACOBBE

Ogni Sacerdote sa di essere, per elezione divina, un intermediario fra Dio e l’uomo; egli porta Dio all’uomo e l’uomo a Dio. Come tale, il Sacerdote continua l’Incarnazione di Gesù Cristo, che era insieme Dio e Uomo. Nostro Signore non fu Sacerdote in quanto generato dal Padre dall’eternità, ma in virtù della natura umana che assunse e che offrì per la nostra redenzione. È da ciò che deriva la pienezza di ogni sacerdozio. Egli divenne, per usare la stupenda frase di san Tommaso d’Aquino, «fons totius sacerdotii». Già san Paolo aveva usato un’espressione altrettanto incisiva per indicare il nostro rapporto sacerdotale con il Cristo da un lato e con l’umanità dall’altro: “Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (1Cor 4, 1).

In quanto ministri di Cristo, i nostri poteri dipendono da Lui come i raggi della luce dipendono dal sole. Allo stesso tempo però, Paolo ribadisce che siamo anche i dispensatori dei misteri di Dio, a indicare la nostra relazione coi nostri simili in terra. Ogni sacerdote è simile alla scala di Giacobbe. Esiliato dalla sua casa, in fuga per sottrarsi al risentimento del fratello, l’errante figlio di Isacco si coricò sul terreno posando il capo su di una pietra. L’uomo è quanto mai indifeso quand’è addormentato, e fu mentre Giacobbe era in tale condizione che Dio gli apparve.

Fece un sogno: “una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza” (Gen 28, 12-13).

Immediatamente Giacobbe cambiò il nome del luogo, Luz, ove aveva avuto la visione, in Bethel. In origine, il nome Luz significava «separazione», mentre Bethel significava «Casa di Dio» (Gn 28, 19). Allo stesso modo, noi che siamo chiamati a fare da mediatori tra Dio e l’uomo diventiamo Sacerdoti degni della Casa di Dio unicamente separandoci dallo spirito del mondo. Dio ci compensa ogni abnegazione con più ampie benedizioni. La condizione per servire «Bethel» è «Luz», cioè il distacco dal mondo.

La scala è una semplice e incantevole raffigurazione del Sacerdozio di Cristo: “Io sono la Via” (Gv 14, 6). È mediante la sua morte, la sua Risurrezione e Ascensione alla destra di Dio che Cristo è diventato il Mediatore e ha ristabilito i rapporti tra Dio e l’uomo. Alcuni particolari della visione sono, in special modo, degni di nota: 1. La scala poggiava sulla terra. Veniva così stabilito il legame fra terra e cielo attraverso il Cristo, che si sarebbe incarnato prendendo un corpo umano, avrebbe camminato sulla terra e sarebbe stato innalzato sul Calvario. 2. La scala raggiungeva il cielo, simbolizzando che il Cristo, asceso e glorificato, siede alla destra del Padre. 3. Gli Angeli che salivano e scendevano rappresentano una delle funzioni del Sacerdote, il cui compito sta nel portare al cielo sacrifici e preghiere e nel riportare sulla terra grazie e benedizioni.

La croce, scala della mediazione, posava sulla terra. Era di origine terrena nel senso ch’era stata costruita dai soldati di Pilato. Ma non era di origine terrena come mezzo di espiazione in quanto proveniva dalla storia e dalle deliberazioni divine. La sua cima giungeva fino al cielo, perché il Mediatore divino siede alla destra del Padre. Come disse Nostro Signore benedetto: «Nessuno ascese al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo, che dal cielo è disceso» (Gv 3, 13). Egli è la scala sulla quale ascendiamo a Dio; nessuno va al Padre se non mediante Lui. Considerato che ogni Sacerdote è un “Alter Christus”, ciascuno di noi è un’altra scala di Giacobbe, avente relazione verticale con Cristo nei cieli e relazione orizzontale con gli uomini sulla terra.

(Fulton J. Sheen, da “Il Sacerdote non si appartiene” edizioni Fede e Cultura)

Autore: Amici di Fulton Sheen

amicidifultonsheen@gmail.com

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