
Chiedete a un uomo: “Siete un Santo?”…Se vi risponde affermativamente potete essere ben sicuri che non lo è.
L’umile guarda ai propri errori e non a quelli degli altri: non vede nel suo vicino se non quello che c’è di buono e virtuoso. Non si butta i propri difetti dietro le spalle, ma li ha sempre davanti a sé; sulle spalle porta, in un sacco, i torti del prossimo, per non vederli. Al contrario, l’uomo orgoglioso e superbo si lamenta di tutti e crede che gli sia stato fatto torto oppure che non sia stato trattato come merita. Quando l’umile è trattato malamente, non se ne lamenta, perché sa di essere trattato meglio che a lui non si convenga.
Da un punto di vista spirituale, chi va orgoglioso della propria intelligenza, del proprio talento o della propria voce, e non ne ringrazia mai Dio è un ladro; ha preso i doni di Dio senza riconoscere il Donatore.
Le spighe d’orzo che contengono i grani più ricchi sono quelle che pendono più basse. L’umile non si scoraggia mai, ma l’orgoglioso cade nella disperazione. L’umile ha sempre Dio da poter invocare; l’orgoglioso ha soltanto il suo ego che ha subìto un collasso.
Causa principale dell’infelicità interiore è l’egotismo o egoismo. Colui che si dà importanza vantandosi presenta, in realtà, le credenziali del suo poco valore. L’orgoglio altro non è che il tentativo di creare negli altri l’impressione che siamo ciò che in realtà non siamo.
Quanto sarebbe più felice la gente se invece di esaltare all’infinito il proprio ego lo riducesse a zero! Troverebbe allora il vero infinito mediante la più rara tra le virtù moderne: l’umiltà.
L’umiltà è la verità circa noi stessi. Un buon scrittore non è umile se dice: “Sono uno scribacchino”. Affermazioni simili si fanno soltanto per provocare una smentita, e così procurarsi la lode. Sarebbe invece più umile se dicesse: “Ebbene, quale che sia il mio talento, è un dono di Dio di cui io Lo ringrazio”.
(Fulton J. Sheen, da “Way to Happiness” titolo della vecchia traduzione italiana “Il Sentiero della Gioia”)
Molti di quelli che stanno in Paradiso sono stati, in vita, ubriaconi, adulteri, ladri, gozzovigliatori ecc.., ma non c’è, tra quanti stanno in Paradiso, nessuno che non fosse diventato umile.
Tuttavia, basta parlare di umiltà perché, in molte menti, sorga la credenza che essa consista nel lasciarsi calpestare dal prossimo, o nell’auto-mortificarsi, o che trasformi un uomo in un perfetto esemplare di falsa umiltà.
L’umiltà non è disprezzo di sé, ma la verità circa se stessi accompagnata al rispetto per gli altri; è la dedizione totale di sé al Fine Supremo.
Un uomo alto 1,80 non sarebbe umile se dicesse: “Ma io sono alto 1,30”, perché ciò non corrisponderebbe a verità; né un celebre cantante lirico sarebbe umile se dicesse: “In realtà, io, come cantante, non valgo niente”. Simili ingiurie alla verità sono altrettante testimonianza di orgoglio, invece che di umiltà. In questi casi, l’umiltà consiste nel riconoscimento di questa verità: che i doni per i quali veniamo lodati li abbiamo ricevuti da Dio.
“Che cos’hai tu che non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché gloriartene come se non l’avessi ricevuto?” (San Paolo).
La lode mette in imbarazzo la persona umile perché questa sa che la sua voce, il suo ingegno, la sua forza le sono stati dati da Dio. Quando le labbra degli uomini esaltano l’umile, questi le trasferisce a Dio. L’umile riceve la lode come una finestra riceve la luce, non mai per possederla o per tesorizzarla, ma per trasferirla, mediante un rendimento di Grazie, tutt’intera a Dio che lo ha così dotato di certi beni…
La vita deve ispirarsi a quella qualità morale la quale riconosce che la ricchezza, la salute, la sapienza e, soprattutto, la Fede, sono doni di Dio che crescono e s’intensificano dove si possegga uno spirito di gratitudine. Noi lottiamo per il meglio, ma “le cose migliori della vita sono doni”, ossia le abbiamo ricevute…
Poiché noi siamo i recipienti dei doni, l’umile è reverente e grato a Dio.
L’uomo orgoglioso conta i ritagli dei giornali che parlano di lui; l’uomo umile conta le grazie ricevute.
(Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”)
E’ sempre meraviglioso e fonte di grande piacere, anche estetico, leggere le considerazioni di Sheen.
Vanno all’essenziale, ma sono dense e corpose; e hanno una qualità letteraria, lessicale che ne aumenta il valore.
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