
DAL LIBRO APPENA PUBBLICATO:
“VERITÀ E MENZOGNE: UNA CRITICA PROFETICA DEL PENSIERO MODERNO” (Edizioni Mimep).
ESTRATTO DAL CAPITOLO 12: “L’ANIMA E LE CONTORSIONI DEL BEHAVIORISMO”
Un’altra cosa che il Behaviorismo o Comportamentismo non sa spiegare è l’umorismo, e la sua deliziosa conseguenza, il riso. La risata è prodotta dalla vista dei rapporti inattesi fra due giudizi, e poiché il rapporto si può percepire soltanto da parte di una forza spirituale, ne consegue che può ridere soltanto l’uomo dotato di un principio spirituale.
Prendete, per esempio, questa storiella. Un visitatore disse un giorno a una bambina di sei anni: «Che cosa farai, mia cara bambina, quando sarai grande come la mamma?». «Mi metterò a dieta», rispose la bambina. Ammetto che la storiella non sia molto divertente, ma supponendo che abbiate avuto la bontà di sorridere, lasciate che me ne serva per dimostrare la mia tesi. La storiella contiene sedici parole pronunciate. Ora supponete che nel momento in cui la bambina formulava la sua risposta vi fossero nella stanza un cane, un gatto ed un canarino. Il cane, il gatto ed il canarino avrebbero ricevuto esattamente la stessa misura di stimolo uditorio: avrebbero udito i suoni prodotti da sedici parole. Orbene, perché mai il cane, il gatto ed il canarino non hanno sorriso nell’udire quelle parole, mentre il visitatore che aveva rivolto alla bambina la domanda sorrise senz’altro, sebbene la mamma della bambina si trovò quasi certamente in imbarazzo?
Per la ragione che, da quelle sedici parole, il visitatore ha ricevuto non sedici ma diciassette reazioni. In altre parole, egli ha ricavato da quelle parole qualcosa che esse non avevano. Nella parola «grande», il visitatore ha colto un doppio significato, cioè quello dell’età e della taglia della mamma. Ma per cogliere contemporaneamente i due significati, condizione indispensabile per apprezzare qualsiasi gioco di parole, si deve essere anche spirituali, non soltanto materiali. Se una scatola è piena di sale, non può essere nello stesso momento piena anche di pepe. Se la mente è solo piena di materia, vale a dire afferra soltanto la sensazione uditoria della parola «grande», non può considerare la stessa parola in nessun altro senso capace di suscitare il riso.
Ecco dove falliscono tutti i tentativi di spiegazione della vita in senso meccanicistico e comportamentistico: essi non sanno dare una ragione per quella meravigliosa pazzia che è la risata. Nulla, nella creazione inferiore all’uomo, ha mai prodotto alcunché lontanamente rassomigliante al riso. Non s’è mai visto che qualche animale incominci a sorridere, e quindi l’uomo scoppi in una risata. Quando si giunge a considerare l’uomo, si trova in lui qualcosa di assolutamente nuovo. Il pony non ha mai sorriso, ed il cavallo da tiro non ha mai riso fragorosamente. Non è vero che le antichissime iene si limitassero a sogghignare, e quelle che vennero in seguito incominciassero a ridere: tutte avevano semplicemente la bocca aperta. La piccola valle non ha incominciato a fare un sorrisetto mentre la grande vallata si sbellicava dalle risate. Non ci s’imbatte nel sorriso se non quando si arriva all’uomo, e la sola ragione per cui lo si incontra nell’uomo è che l’uomo possiede un’anima capace di elevarsi al di sopra della materia e di vedere i rapporti esistenti fra le cose, specialmente quelli buffi che aiutano a rendere la vita divertente. C’è più verità che semplice poesia nel dire che l’uomo «scoppia in una risata», perché è uno scoppio positivo che lo eleva al di sopra di tutto ciò che è inferiore a lui nella creazione. È lo scoppio che lo separa dal passato e dalla materia: è il principio dello spirito.
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L’ha ripubblicato su Per la maggior gloria di Dio.
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