
Nella sua essenza, l’Umanesimo del nostro tempo, non è altro che la rinascita del Pelagianesimo; è l’eresia dell’atto e dell’intelletto dell’uomo, l’affermazione che l’umanità può ascendere alle divine altezze senza l’aiuto divino, e che in sé e di per sé è sufficiente al perfezionamento delle sue capacità e delle sue forze. In breve, è la dichiarazione che la mente umana non ha bisogno della fede e che la forza umana non ha bisogno della grazia. (…)
-L’Umanesimo è troppo inumano-
Siamo giunti così alla seconda critica dell’Umanesimo: esso è troppo inumano. Carica la povera natura umana di un fardello troppo pesante. In virtù dell’anima immortale, la natura umana ha in sé qualcosa d’infinito; ha aspirazioni e desideri infiniti per la verità, la bellezza, l’amore e la vita; rifiuta di essere pacificata dai piaceri del tempo e dello spazio, quasi fosse continuamente ansiosa di «far dondolare il mondo come un gioiello appeso al polso», e di salire sui «remoti bastioni dell’Eternità», dove non esiste se non l’infinita Perfezione della Vita di Dio.
L’Umanista ammetterà il carattere infinito di tali aspirazioni, ed in questo consiste il suo errore. Invitare l’uomo a soddisfare questa passiva capacità d’infinito ricorrendo al finito; bere le acque del tempo per appagare la sete di eternità; nutrirsi di un cibo corruttibile per soddisfare la fame del Pane Eterno di Vita; riposare sull’umano quando si aspira al divino – tutto ciò vuol dire intralciare la natura umana in tutte le sue prerogative. E ciò non è umano, anche se lo si definisce «Umanesimo».
Sembra uno strano paradosso, ma è pura verità il dire che l’uomo diventa più umano solo quando diventa più divino, perché da tutta l’eternità egli è stato destinato a conformarsi all’immagine del Figlio di Dio. Quindi, ogni forma di Umanesimo che neghi la necessità della grazia e tenti di perfezionare l’uomo senza di essa, vorrebbe che l’uomo si sviluppasse senza avere un ambiente in cui svilupparsi. Rimanere sul livello puramente umano e conservare l’ideale del «decorum» vuol dire permettere all’uomo di espandersi orizzontalmente, in direzione dell’umano, ma non verticalmente, in direzione del divino.
L’umanesimo permette di espandere l’uomo sul piano della natura, ma non di elevarlo sul piano della grazia, e l’elevazione è molto più importante dell’espansione. Negate l’ordine della grazia, il regno della Paternità di Dio, e quale ambiente rimane all’uomo che gli permetta di crescere, se non quello della povera umanità simile a lui? Le piante vivono grazie ad un ambiente esterno a loro, un ambiente col quale la loro struttura si trova in armonia. Poiché l’anima è spirituale, l’uomo ha bisogno non solo dell’ambiente dell’umanità, che appartiene al regno del corpo, ma anche di quello dello spirito, che appartiene alla sua anima, ed è solo entrando in armonia con questo grande ambiente che raggiunge il fine della sua creazione.
Ecco perché l’Umanesimo, privato del super-umano, non è Umanesimo, bensì Naturalismo. Per sua natura, l’uomo non è un idolo, ma un idolatra, e farlo ripiegare su se stesso vuol dire condannarlo all’egoismo che è la morte.
(Fulton J. Sheen, da “Verità e Menzogne: una critica profetica del pensiero moderno” edizioni Mimep)
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