
Pietro si pentì nel Signore, mentre Giuda si pentì in se stesso. La differenza era enorme, come quella che vi può essere tra il sottoporre una causa all’autorità Divina e il sottoporla a se stessi; tra la Croce e il lettino dello psicanalista.
Giuda riconobbe di aver tradito il «sangue innocente» ma non volle mai esserne lavato. Pietro sapeva di aver peccato e cercò la Redenzione. Giuda sapeva di aver commesso un errore e cercò l’evasione, diventando il capolista di una lunga serie di fuggitivi che voltano le spalle alla Croce. Il perdono divino ha in sé il presupposto della libertà umana, mai quello della sua distruzione. Chissà se Giuda, fermo sotto l’albero dal quale gli sarebbe venuta la morte, abbia guardato, attraverso la vallata, l’Albero dal quale gli sarebbe potuta venire la Vita.
Giuda era il tipo che dice: «Sono un cretino!»; Pietro quello che dice: «Sono un peccatore!».
È paradossale, ma noi cominciamo a essere buoni soltanto quando ci accorgiamo di essere cattivi. Giuda sentì il disgusto di sé, che è una specie d’orgoglio. Pietro non aveva avuto esperienze deplorevoli e la sua fu “metànoia”, un mutamento del cuore. La conversione della mente non è necessariamente la conversione della volontà.
Giuda andò al confessionale del padrone che l’aveva pagato; Pietro a quello di Dio. Giuda si addolorò per le conseguenze del suo peccato come una donna nubile si addolora per la sua gravidanza. Pietro soffriva per il peccato in sé, perché aveva ferito l’Amore.
La colpa non accompagnata dalla speranza in Cristo è disperazione e suicidio. La colpa accompagnata dalla speranza in Cristo è misericordia e gioia.
Giuda riportò il denaro ai sacerdoti del tempio. È sempre così, quando disertiamo il Signore per cose terrene, prima o poi ci prende il disgusto: quelle cose non le vogliamo più. Avendo amato quanto vi è di meglio, nient’altro ci può appagare. Il tradimento ai danni della Divinità, anche se minimo, è sempre eccessivo nei confronti del valore di ciò che è Divino. La tragedia di Giuda è che sarebbe potuto essere San Giuda.
(Fulton J. Sheen, da “Il Sacerdote non si appartiene” edizioni Fede e Cultura)
L’ha ripubblicato su Per la maggior gloria di Dio.
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