
L’errore principale del genere umano è stato quello di presumere che per amare bastasse essere in due: tu e io, ovvero la società e io, oppure l’umanità e io. In verità, affinché l’uomo, sia preso individualmente che in società, possa essere in grado di amare, necessita di un “terzo elemento” nell’equazione. Occorre cioè, per amare, essere in tre: noi, gli altri e Dio; tu, io e Dio. L’amore di sé senza amore di Dio è l’egoismo, e l’amore del prossimo senza amore di Dio si limita solamente a coloro che ci sono gradevoli, non a coloro che ci appaiono odiosi.
Non si possono legare insieme due bastoni senza qualche altra cosa che sia al di fuori dei bastoni; allo stesso modo non è possibile riunire insieme le nazioni senza il riconoscimento di una legge e di una persona che sia al di fuori delle nazioni stesse. In amore il dualismo si estingue mediante il compimento del dono di se stessi, ma “l’amore o è trino o muore”. Affinché questo si compia si richiedono tre virtù: la fede, la speranza e la carità.
Queste si completano, si purificano e si rigenerano a vicenda, poiché credere in Dio significa slanciarsi tra le sue braccia, sperare in Lui significa riposare pazientemente sul suo cuore passando per tutte le prove e le tribolazioni, e amarlo significa vivere in Lui partecipando, mediante la grazia, alla sua divina natura. Se l’amore non avesse fede e fiducia, morirebbe; se non avesse speranza le sue sofferenze sarebbero torture, e l’amore stesso potrebbe apparire disamorato. Per questo l’amore di sé, l’amore del prossimo e l’amore di Dio procedono sempre insieme, e nel momento in cui vengono separati l’uno dall’altro vanno in frantumi.
L’amore di sé destituito dell’amore di Dio, come si è visto, è egotismo, perché se non esiste quel perfetto amore da cui fummo originati e al quale siamo destinati, allora l’ego diventa il nostro centro. Ma quando amiamo noi stessi in Dio, allora l’intero concetto di autoperfezione si trasforma. Se l’ego è un assoluto, la sua perfezione consiste nel possedere a ogni costo tutto ciò che possa farlo felice. Tale è l’essenza dell’egotismo o egoismo, che dir si voglia. Ma se ultimo fine della personalità è l’unione con l’amore perfetto, allora la perfezione dell’ego consiste non già nel possedere, ma nell’essere posseduti o, meglio ancora, non nell’avere ma nell’essere. (…)
L’amore tra marito e moglie si perfeziona quando diventa trino. Questa è la struttura geometrica dell’amore che consta di tre elementi: l’amante, l’amata, e l’amore. Quest’ultimo, essendo qualcosa di distinto da ambedue, è però al contempo insito in loro animando i loro desideri. Se infatti ci fosse soltanto il mio e il tuo, esisterebbero solo impenetrabilità e separazione, e l’unità non potrebbe realizzarsi finché non ci fosse un terzo elemento attivo, simile al suolo da cui due viti crescono e prendono vita intrecciandosi poi fra di loro. Allora, l’impotenza dell’io a possedere in modo completo l’altra creatura viene superata nella constatazione che esiste un legame esteriore che spinge i due l’uno verso l’altro, aleggiando su di essi come lo Spirito Santo adombrò Maria, trasformando così l’Io e il Tu in un Noi. Ed è a questo che alludono gli amanti quando parlano, senza saperlo, del “nostro amore”, come di qualcosa di distinto da ciascuno di loro ma che nondimeno li tiene uniti saldamente.
Senza il senso di quell’amore assoluto, che è più forte dell’amore singolo che l’uno nutre per l’altro, vige un falso dualismo che sfocia nell’assorbimento dell’Io nel Tu, o del Tu nell’Io, il che, nei casi di divorzio, viene chiamato “crudeltà mentale” o “dominazione”. In realtà si tratta di egocentrismo, per cui l’uno ama nell’altro soltanto il proprio ego; in tal modo l’Io si proietta nel Tu e in esso, come in uno specchio, ama se stesso. Il Tu perciò non è più amato come persona, ma come strumento di piacere dell’Io, e non appena cessa di inebriarci, il cosiddetto “amore” comincia a svanire. Una volta giunti a questo punto non c’è più nulla che possa tenere insieme una coppia del genere, perché un terzo termine non esiste. In due soltanto potrà esserci una reciproca idolatria, ma dopo un poco “la dea” o “il dio” si riveleranno di latta.
Risulta perciò incommensurabile la differenza tra l’amare se stessi in un altro, e il darsi, l’uno e l’altro, a quel terzo elemento che manterrà nei due un amore imperituro. Senza l’amore di Dio c’è il pericolo reale che l’amore umano perisca nel proprio eccesso, ma quando ciascuno ama – oltre e al di sopra di quelle scintille individuali che provengono dalla fiamma divina – la fiamma stessa dell’amore, allora non si dà più un reciproco “prosciugamento” ma un’intima comunione. Solo allora l’amore dell’altro diviene la prova che anch’egli ama Dio, perché è contemplato in Dio e non potrebbe essere amato separato da Lui.
Tre elementi occorrono dunque all’amore, poiché quel che lega l’amante e l’amata sulla terra è un ideale che è al di fuori di entrambi. Come non si dà pioggia senza nuvole, così è impossibile comprendere l’amore senza Dio. Nel Vecchio Testamento Dio è definito l’essere la cui natura è di esistere: “Io sono Colui che è”. Ma nel Nuovo Testamento Dio è definito amore: “Dio è Amore”. Ecco perché il fondamento di ogni filosofia è l’esistenza, ma la base di ogni teologia è la carità, ossia l’amore.
Se volessimo indagare il mistero per cui l’amore è trino e implica l’amante, l’amato e l’amore, dovremmo risalire a Dio stesso. L’amore è trino in Dio perché in Lui vi sono tre persone nell’unica natura divina. L’amore è trino in quanto è il riflesso di quell’amore divino in cui sussistono tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. È la Trinità che offre una risposta alle domande di Platone: se c’è un solo Dio, a che cosa potrebbe pensare? Si risponde: Egli pensa un pensiero eterno, il suo Verbo eterno, suo Figlio. E poi: se c’è un solo Dio, chi o che cosa potrebbe amare? Si risponde: Lui ama suo Figlio, e questo reciproco amore è lo Spirito Santo.
Quel grande filosofo rasentò il mistero della Trinità, perché il suo nobile intelletto parve in qualche modo intuire che un essere infinito debba avere relazioni di pensiero e di amore, e senza né pensiero né amore Dio non può addirittura essere concepito. Ma fu soltanto quando il Verbo si fu incarnato che l’uomo conobbe il segreto di quelle relazioni e della intima vita di Dio, perché fu Gesù Cristo, suo Figlio, a rivelarcela.
(Fulton J. Sheen, da “Tre per sposarsi” edizioni Fede e Cultura)
1 commento su “L’ERRORE PRINCIPALE DEL GENERE UMANO: ESCLUDERE DIO DALL’AMORE! “L’amore o è trino o muore””