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SUPERBIA, LUSSURIA E AVARIZIA: “Le anime devote fanno penitenza per gli eccessi altrui, come se ne fossero colpevoli”

Nessun animale è curioso della clorofilla quando vede una pianta, né uno scoiattolo soffre di un complesso di ansie per la paura che tra dieci anni possa esserci scarsità di nocciole. Ma gli impulsi e le passioni dell’uomo sono soggetti alla sua volontà. Non essendo questi meccanicamente ordinati come mezzi di salvezza della sua anima, egli può usare male le sue passioni, renderle fini a se stesse, tentare di trovare l’assoluto nella loro relatività.

L’amor proprio, che è naturalmente sano, può degenerare in autoadorazione: “Io sono la mia legge, la mia verità, la mia regola. Nessuno può dirmi nulla. Quel che ritengo giusto è giusto; quel che ritengo male è male. Perciò sono Dio”. È questo il peccato di superbia, la degenerazione dell’amor proprio in egotismo. Questa indebita autoinflazione è una delle cause principali dell’infelicità: più un pallone sarà gonfio, più riuscirà facile bucarlo. L’egotista procede cauto, nel continuo pericolo che i suoi falsi idoli vengano abbattuti.

Anche l’istinto sessuale – che è naturalmente sano – può essere pervertito. Nei tempi della Roma pagana c’erano individui corrotti che banchettavano rimpinzandosi di cibo, solleticandosi la gola per vomitare e tornando poi a mangiare più di prima. Questo era ingiusto, perché, come insegnava loro la ragione, si mangia per vivere, e il piacere non deve essere separato dalla sua funzione. Allo stesso modo, quando i fuochi della vita vengono suscitati non per accendere nuove torce di vita ma per infiammare gli ardori della carne, qui c’è peccato di lussuria, ossia una perversione di cui gli animali non possono macchiarsi, incapaci come sono di disfunzionalizzare e di centralizzare artificialmente i loro istinti. Infine, il desiderio legittimo dell’autoespansione attraverso il possesso delle cose può degenerare in una sregolata passione di ricchezza, che non tenga in alcun conto né l’uso sociale del denaro né le necessità del prossimo. È questo il peccato di avarizia, per il quale non è l’uomo a possedere un patrimonio ma il patrimonio a possedere lui.

Poiché la volontà dell’uomo può corrompere le sane passioni, gli istinti, i desideri e le aspirazioni dell’uomo tramutandoli in superbia, lussuria e avarizia, la Chiesa impone la mortificazione: mediante la preghiera che umilia l’anima orgogliosa, il digiuno che frena gli impulsi violenti del corpo, e le elemosine che ci distaccano dall’amore sregolato delle cose. In un campo più elevato, la Chiesa permette ad alcune anime elette di prendere il voto di obbedienza per correggere il peccato di superbia, il voto di castità per redimere dalla lussuria, il voto di povertà per compensare l’avarizia. Questi voti si prendono non perché le gioie dello spirito, della carne o della proprietà siano ingiuste, ma perché alcuni membri della società ne abusano e li corrompono. Le anime devote fanno penitenza per gli eccessi altrui, come se ne fossero colpevoli. Così il giusto ordine del bene è conservato nell’universo di Dio.

(Fulton J. Sheen, da “La Pace dell’Anima” edizioni Fede e Cultura)

Autore: Amici di Fulton Sheen

amicidifultonsheen@gmail.com

1 commento su “SUPERBIA, LUSSURIA E AVARIZIA: “Le anime devote fanno penitenza per gli eccessi altrui, come se ne fossero colpevoli””

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