
In ogni cuore c’è una lotta tra romanticismo e matrimonio, tra fidanzamento e unione, tra inseguimento e cattura. L’amore terreno che è soltanto ricerca è incompleto; l’amore che è soltanto conseguimento è inerte. L’amore che si limita al possesso assorbe e distrugge l’essere amato; quello che si limita al desiderio è una forza inutile che si estingue come una stella senza vita. Quando mancano la ricerca o la soddisfazione da soddisfare, si genera il mistero e, a volte, la pena dell’amore. Come semplice perseguimento, l’amore è la morte per fame; come sola soddisfazione è la morte per sazietà e per il suo stesso “troppo”.
Se l’amore non potesse elevarsi al di sopra della terra, oscillerebbe, come il pendolo di un orologio, tra inseguimento e cattura, cattura e inseguimento, all’infinito. Ma i nostri cuori aspirano a qualche cosa di più. Noi vogliamo sfuggire a questo stancante e incessante inseguimento: non desideriamo, in amore, emulare il cacciatore che si dà alla ricerca di una nuova preda solo perché ha già ucciso la vecchia. E il modo di sfuggire esiste.
Esso si trova in quel momento eterno che combina insieme la ricerca e il ritrovamento. In Cielo noi cattureremo l’Eterno Amore; ma a sondarne la profondità un inseguimento infinito non sarà sufficiente. È l’Amore nel quale finalmente ritroviamo e in pari tempo perdiamo noi stessi, e sarà eternamente uguale. Qui la tensione tra romanticismo e matrimonio si concilia in un eterno istante di gioia, un istante che per l’intensità della gioia spezzerebbe il cuore se quell’Amore non fosse vita.
Non aver sete sarebbe inumano, aver sempre sete sarebbe una sofferenza; ma bere e aver sete nello stesso eterno momento significa innalzarsi alla più alta beatitudine dell’Amore. Questo è l’Amore “di cui avvertiamo la mancanza in ogni altro amore, la Bellezza che fa apparire qualsiasi altra bellezza dolore… il non posseduto che rende vano il possesso”.
Per avvicinarci quanto più è possibile, con la nostra immaginazione, a una simile esperienza dobbiamo metterci a pensare al momento della più felice estasi della nostra vita e raffigurarcelo quindi eternato. Questa specie di amore sarebbe ineffabile e senza parole; non può esserci espressione adeguata alla sua estasi. Perciò l’Amore Divino viene chiamato Spirito Santo, Santo Anelito. (…)
Per comporre il perfetto amore servono non due ma tre personalità, sia nella carne (marito, moglie e figlio), sia nello spirito (amante, amata e amore), sia nella Divina Natura (Padre, Figlio e Spirito Santo). Il sesso è dualità, l’Amore è sempre uno e trino. È di questo Perfetto Amore che tutti i cuori dell’universo hanno bisogno. Alcuni non lo immaginano neppure, perché non hanno mai aperto le imposte del loro cupo cuore per lasciarvi entrare la luce di Dio; altri sono stati privati della speranza da coloro che non possono pensare all’amore in altri termini che non siano quelli del contatto tra due scimmie; altri ancora se ne ritraggono, scioccamente timorosi di perdere, nelle fiamme dell’Amore Divino, la brace moribonda dei loro pervertiti desideri. Ma altri vedono che, come la lama argentea nelle acque di un lago è il riflesso della luna, così l’amore umano è solo il riflesso attenuato del Cuore Divino.
Solo in Dio è la consumazione di tutti i desideri. Alla donna accanto al pozzo, che aveva avuto cinque mariti e viveva con un tale al quale non era sposata, Nostro Signore disse: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete” (Gv 4,13). Non ci sono pozzi umani tanto profondi da poter estinguere la sete insaziabile dell’anima umana. Ma questo desiderio può essere soddisfatto. “Ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,13-14). La religione nobilita l’amore, e coloro che tolgono Dio all’uomo pervertono la natura dell’uomo. Solo una religione divina può proteggere lo spirito dagli assalti della materia o impedire all’animale che è in noi di conquistare lo spirito, rendendo l’uomo più brutale del bruto.
Come la vita cambia significato quando noi vediamo l’amore della carne come un riflesso della Luce Eterna attraverso il prisma del tempo! Coloro che vorrebbero separare il suono umano da quello dell’arpa celeste non possono avere musica; coloro che credono che l’amore sia solo un anelito del corpo si accorgeranno ben presto che l’amore ha emesso il suo ultimo anelito e che essi hanno fatto un contratto con la morte. Ma coloro che vedono in ogni bellezza terrena una debole copia dello splendore divino, coloro che vedono nella fedeltà a ogni voto la prova che Dio ci ama nonostante non siamo degni di essere amati, coloro che, di fronte ai loro affanni, vedono che l’Amore di Dio andò a finire su una Croce, coloro che permettono al fiume della loro estasi di traboccare dai canali della preghiera e dell’adorazione, costoro impareranno, anche sulla terra, che l’Amore fu fatto carne e abitò tra noi. Così l’Amore diventa un’ascensione verso il giorno beato in cui le illimitate profondità delle anime nostre saranno colmate dal dono infinito, in un’eternità dove l’amore è l’eternità della vita e Dio è Amore.
(Fulton J. Sheen, da “La Pace dell’Anima” edizioni Fede e Cultura)
L’ha ripubblicato su Per la maggior gloria di Dio.
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