
Il motivo principale della deificazione del sesso è la perdita della fede in Dio. Perdendo Dio, gli uomini perdono lo scopo della vita; e quando si perde lo scopo della vita, l’universo perde ogni significato. L’uomo si sforza di dimenticare la sua povertà nell’intensità di una temporanea esperienza, arrivando qualche volta a deificare la carne di un’altra persona: idolatria e adorazione, che possono però mutarsi in delusione quando il soggetto si accorge che il cosiddetto “angelo” altro non è se non un angelo caduto e per niente attraente.
A volte l’uomo divinizza la propria carne: in tal caso finisce col tiranneggiare l’altra persona e, di conseguenza, col farne oggetto della sua crudeltà. Non c’è formula più sicura d’insoddisfazione che il tentativo di soddisfare il nostro ardente desiderio dell’oceano di Amore infinito con una tazzina di soddisfazioni “finite.” Nulla che sia materiale, fisico o carnale può mai del tutto soddisfare l’uomo, la cui anima immortale necessita di un Amore eterno. “Non di solo pane vive l’uomo”.
Il suo bisogno di amore divino, una volta pervertito, lo costringe a proseguire nella sua ricerca dell’Amore infinito negli esseri finiti; e si preoccuperà inutilmente, ma, pur continuamente deluso, non rinuncerà all’impresa. Di qui cinismo, noia, fastidio e, infine, disperazione. Perduto l’ossigeno spirituale, l’uomo soffoca. Per lui la vita non è più una cosa preziosa e pensa di farla finita con un ultimo e supremo atto di ribellione contro il Signore della vita. (…)
Il secondo motivo del culto del sesso è il desiderio dell’uomo di sfuggire alle responsabilità della vita e all’insopportabile voce di una coscienza inquieta. Concentrandosi sull’inconscio, sull’animalità, sulla primitività, il colpevole ritiene di non aver più bisogno di preoccuparsi del significato della vita. Una volta negato Dio, tutto gli è lecito. Negando l’etica della vita, ha sostituito la licenza alla libertà. Perciò un’epoca di licenza carnale è sempre un’epoca di anarchia politica. Le fondamenta della vita sociale sono scosse quando le fondamenta della vita familiare vengono distrutte.
La ribellione delle masse contro l’ordine sociale, auspicata da Marx, è analoga alla ribellione della libido e degli istinti animali che i partigiani della sessualità patrocinano nell’individuo. Entrambi i sistemi negano la responsabilità: l’uno perché ritiene che la storia sia determinata dall’economia, l’altro perché ritiene che l’uomo sia determinato dalla biologia. Ma quelli che negano in teoria ogni umana responsabilità e libertà rimproverano la cuoca perché ha bruciato l’arrosto e, poche ore dopo, ringraziano l’amico che ha lodato il loro ultimo libro dal titolo “Non c’è libertà”.
Il terzo motivo dell’esaltazione del sesso è la negazione dell’immortalità. Una volta negato l’Eterno, l’oggi diventa importantissimo. L’uomo che crede nell’immortalità non aspira soltanto alla continuazione del suo spirito nell’eternità, ma anche alla continuazione della sua carne attraverso la creazione di una famiglia che gli sopravviva e accolga la sfida della morte. La negazione dell’immortalità conferisce quindi alla morte un duplice potere, sia perché l’uomo, negando l’immortalità, nega la sopravvivenza, sebbene debba inevitabilmente morire, sia perché l’uomo è così mosso a ripudiare la vita della famiglia, che oggi è considerata né più né meno che un impedimento ai piaceri dell’attimo fuggente.
È ormai accertato che nelle epoche funestate da guerre, epidemie, ecc., tutti quelli che non siano sorretti dalla fede nei valori eterni finiscono, in considerazione della fugacità e fragilità della vita del corpo, per immergersi in orge di dissolutezza. L’eccessivo interesse per i temporanei valori terreni inaridisce l’entusiasmo morale e stimola i più bestiali appetiti man mano che gli uomini vedono avvicinarsi la fine. Ma non servono simili catastrofi: ogni volta che il tempo terreno è considerato della massima importanza, gli anziani dicono che il “futuro è nelle mani dei giovani”; ciascuno ha paura di parlare della propria età, e tutti parlano del processo d’invecchiamento in un tono tra l’offensivo e il beffardo. Come bestie intrappolate non nelle gabbie ma nel tempo, questi se la prendono col trascorrere del tempo: il rapido volgere degli anni diminuisce il piacere e getta un’ombra che si vorrebbe non vedere. Ma poiché non è lecito sperare di evitarla per sempre, la paura della morte acquista terreno.
Non è per caso che l’attuale civiltà, che ha esaltato il sesso come nessun’altra epoca ha fatto nella storia del cristianesimo, vive nel costante terrore della morte. Baudelaire ha ragione quando rappresenta l’amore moderno seduto su un teschio. Quando si dà un valore morale alla carne, questa produce vita; quando il sesso delude la morale, il suo termine è la morte. Un bimbo a cui viene data una palla con l’avvertimento che è la sola palla che avrà in vita sua, non può goderne pienamente perché ha la continua paura di perderla. Un altro bimbo a cui viene detto che se sarà buono avrà un’altra palla che non potrà mai perdere e che gli darà sempre gioia, non avrà paura di perdere la prima. Così è per l’uomo che, al contrario del cristiano, ha un solo mondo. Anche nel pieno godimento della vita, il primo avrà sempre paura della fine. I suoi piaceri saranno oscurati dall’ombra della morte. Ma chi crede in una vita futura, condizionata dalla morale, ha il grande vantaggio di riuscire a essere felice in questo mondo come nell’altro. (…)
La negazione dell’anima ragionevole e l’equiparazione dell’uomo all’animale costituiscono la quarta ragione dell’esaltazione del sesso. Il che implica l’abbandono totale dell’etica nei rapporti umani. Non la volontà, ma l’istinto regna ora supremo, e i principi della morale cedono il passo agli appetiti bestiali.
La tragedia moderna non sta nel fatto che oggi gli esseri umani cedano alle loro passioni più di quanto non facessero nei tempi passati, ma nel fatto che, abbandonando la retta via, essi negano che una retta via esista. In altre epoche gli uomini si ribellavano contro Dio, ma riconoscevano la loro ribellione. Peccavano, ma sapevano di peccare. Vedevano chiaramente che erano sulla cattiva strada; oggi, invece, gettano via la carta topografica.
Voler equiparare l’uomo all’animale è un grande errore: nell’uomo il sesso non è la stessa cosa che negli animali. Un animale sente, ma non ama. Nell’animale non c’è conflitto tra corpo e anima; nell’uomo sì. Nell’animale la sessualità è meccanica, obbedisce allo stimolo; nell’uomo, invece, si riallaccia al mistero e alla libertà. Nell’animale è soltanto il rilassamento di una tensione; nell’uomo non è determinata da un ritmo naturale ma dalla volontà. Il sesso può dare all’uomo un senso di solitudine e di tristezza che non dà all’animale. L’animale può soddisfare quaggiù tutti i suoi desideri; l’uomo non può, e la sua tensione deriva dal tentativo di sostituire col tritello del sesso il pane della vita. Prinzhorn, parlando di un certo tipo di freudianesimo, dice che “ai super-intellettualizzati, a coloro che non vivono a contatto diretto con la terra, bensì nelle morse di un’abietta sessualità, esso dà una falsa religione, mirabilmente adatta alla loro condizione”.
Si è del tutto trascurato il contributo del peccato originale al problema sessuale nell’uomo, sebbene si debba dire, in favore della psicologia moderna, che essa ha implicitamente riaffermato il fatto sotto il nome di “tensione”. La natura umana non è intrinsecamente corrotta ma è debole; ne consegue che spesso le emozioni prendono il sopravvento sulla ragione. (…)
A differenza dell’estremo freudianesimo, il cristianesimo non è così meschino da fare del sesso l’istinto più importante della vita o da attribuire alla sola repressione sessuale i disordini psichici. Se la repressione dei più brutali istinti del sesso è l’unica causa delle anomalie mentali, come mai quelli che si abbandonano alla licenza carnale sono i più anormali degli uomini mentre quelli che credono nella religione e nella morale sono perfettamente normali? Con una visione più comprensiva e più sana della vita, il cristianesimo scopre non la causa, ma le cause dei disturbi psichici. Oltre al sesso, il cristianesimo indica altre sei possibili cause: superbia, avidità, ira, invidia, gola e accidia.
(Fulton J. Sheen, da “La Pace dell’Anima” edizioni Fede e Cultura)
L’ha ripubblicato su Per la maggior gloria di Dio.
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