

Ma liberaci dal male: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46)
Non c’è liberazione dal male, se non in Cielo. È il motivo per cui la richiesta conclusiva del Padre nostro, che implora la liberazione dal male, va in parallelo con le ultime parole di Nostro Signore sulla croce, che affida la sua anima alle mani del Padre celeste. Nel mondo c’è il male, e finché vi rimaniamo dobbiamo lottare contro di esso. Dio poteva creare un mondo differente, in cui le nostre virtù sarebbero fiorite con la stessa naturalezza per cui il sole sorge, il fuoco brucia e il ferro è duro.
Ma che merito ne avremmo avuto? L’intera vita è una prova. Posso essere un eroe agli occhi di Dio, solo perché avrei potuto essere un vigliacco; posso essere un patriota del regno di Dio, solo perché avrei potuto essere un traditore; posso essere un santo, solo perché avrei potuto essere un diavolo. Non c’è epica nelle sicurezze della vita; nessuna corona di merito si posa su coloro che non hanno combattuto; nessun’aureola se non per coloro che hanno ricominciato e insistito.
Gli occhi di Cristo ora guardano giù verso le ultime gocce di sangue che si posano con riluttanza sulle pietre, che si aprono come bocche affamate. C’è sempre una potenza inusuale negli occhi del morente, ancora capaci di seguire coloro che amano, mentre gli altri sensi sono già muti e morti. I suoi occhi ora si fissano laddove si posavano quando nacque: sulla sua tenera, amata Madre. Ella sentiva gli occhi di lui fissarsi su di sé: lo sguardo levato, gli occhi chiusi, la testa ciondolante, il cuore spezzato in un rapimento d’amore, e Maria stava lì sotto la croce, una Madre orfana del figlio, privata di Dio.
Dormi, mondo stanco! Il tuo Dio è morto. Dormite, creature! Avete la creazione per voi stesse, ora. Dormi, Gerusalemme! Hai ucciso il profeta che avrebbe fatto di te una città celeste. Dormite, peccatori! Il cuore che vi ha colmato di rimorsi è trafitto da una lancia. Dormite, voi tutti che odiate, perché le ali dell’amore sono spezzate. Dormite, atei, avete ucciso il vostro Dio. Dormite il vostro falso sonno, ne siete capaci più della natura, che si sveglia e sussulta al vostro crimine. Dormite per questi brevi istanti, ma ricordate, un giorno vi sveglierete e i vostri occhi si apriranno su una visione: la visione dell’Amore inchiodato a una croce.
Gettatevi ai piedi della croce, ed estasiati nel riconoscere Dio come vostro Padre, elevate la preghiera della salvezza: «Padre nostro, che sei nei cieli, come tuo Figlio, nelle tue mani consegno il mio spirito».
(Fulton J. Sheen, da “Signore, insegnaci a pregare” edizioni Ares)
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L’ha ripubblicato su Per la maggior gloria di Dio.
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