
Vi proponiamo la traduzione di una splendida catechesi di Fulton Sheen, “La confessione”, tenutasi verso il 1975 . Il testo è stato tradotto da un video in inglese, qui disponibile per chi volesse vederlo con i sottotitoli in italiano: https://youtu.be/fcFYQLRw1vE
BUONA LETTURA!
Oggi vi parlerò della confessione, miei cari figli. Voi siete tutti innocenti, non ne avete bisogno. Perciò inizierò con la parte più importante del discorso, raccontandovi alcune storie sulla confessione. Poi potete anche dormire.
Il canonico scozzese Mullen mi ha raccontato che una sera stava confessando e un ragazzino è venuto a confessarsi. Il canonico gli dice: “Perché non sei venuto a confessarti questo pomeriggio, quando confessavo i bambini?”. Gli risponde: “Non avevo nessun peccato. Ho dovuto aspettare per averne qualcuno”.
Una volta certi boscaioli in Canada decisero di andarsi a confessare. Non l’avevano più fatto da qualche anno, per cui mandarono per primo il più coraggioso di loro, che disse: “Padre, ho commesso ogni peccato che un uomo possa commettere”. “Be’, hai mai commesso un omicidio?”. “No”, disse. “Va bene, questo è un peccato che non hai mai commesso. Ecco, vedi che non hai esaminato la coscienza come si deve. Esci dal confessionale e esamina la tua coscienza, poi ritorna”. Uscì dal confessionale e vide la lunga fila di boscaioli là fuori. Poi disse: “Questa sera non si fa niente, ragazzi. Ascolta solo casi di omicidio”.
Una volta stavo confessando. Un ragazzino entra e tra le altre cose mi dice: “Ho gettato noccioline nella palude”. Non ci ho badato, perché non pensavo di conoscere la teologia tanto bene da comprendere tutti questi peccati. È venuto un altro ragazzo e tra le altre cose: “Ho spinto noccioline nella palude!” e ho sentito la stessa storia dieci o dodici volte. “Suppongo che tu abbia spinto noccioline nella palude”. “No”, mi disse, “Sono io Noccioline!”. Vi è piaciuta questa, non è vero?
Be’, non possiamo raccontare storie tutto il giorno! Dobbiamo tornare a occuparci dei bambini più grandicelli. Comincio col dirvi che stiamo vivendo per la prima volta nella storia del mondo un’epoca che ha negato la colpa e il peccato. Ciascuno oggi crede di essere stato concepito senza macchia di peccato. Non ci sono peccatori, siamo soltanto dei pazienti. È interessante che Karl Menninger del principale istituto di psichiatria in Kansas abbia appena scritto un libro, domandandosi cosa sia accaduto al peccato. È curioso che quando i nostri teologi moralisti e il nostro catechismo hanno abbandonato l’idea del peccato, uno psichiatra ci ricorda che il peccato esiste. Per esempio afferma che da quando i teologi hanno trascurato il peccato, se ne sono appropriati gli avvocati, facendo del peccato un crimine, e poi da quando l’hanno trascurato i giuristi, se ne sono appropriati gli psichiatri, e allora il peccato è diventato un complesso. Il peccato è una realtà nel mondo e dobbiamo affrontarla perché siamo tutti peccatori. Infatti non possiamo iniziare a ricevere la misericordia del Signore finché non riconosciamo di essere peccatori.
Cosa accade dunque quando reprimiamo la colpa e il peccato? Perché lo facciamo, eccome. Gli uomini peccano e non ci fanno caso, lo stesso succede con le donne. Questo ha un effetto tremendo sulla nostra mente e talvolta sul nostro corpo. Quando non portiamo in superficie i nostri peccati e non li confessiamo al Signore, be’, avete sentito dei trapianti in medicina? Un trapianto di reni, un trapianto di cuore. E spesso avete letto che il trapianto non è stato efficace. Per quale motivo? Perché il corpo ha opposto resistenza. Ci sono degli anticorpi nel nostro organismo, che non assimilano e non si fanno carico di un nuovo organismo. La nostra anima si comporta allo stesso modo. Ha degli anticorpi e quando qualsiasi peccato entra nell’anima, allora siamo disturbati. La mente è infelice. È come avere un osso rotto. L’osso fa male, perché non è nel posto dove dovrebbe essere. E quando la coscienza non è dove dovrebbe essere, allora soffriamo. Abbiamo un disturbo di coscienza, non ci sentiamo a nostro agio. Possiamo cercare di nasconderlo col bere o con il divertimento e via dicendo, ma nei momenti di quiete la colpa è là.
Richiamate alla mente alcuni degli effetti descritti da Shakespeare. Considerate che Shakespeare è nato nel 1564. Spero sia così, perché è un dato che viene fuori dal mio subconscio. Penso che ero al mio secondo anno di università quando ho studiato che Shakespeare è nato nel 1564 ed è morto nel 1616. Ad ogni modo, il fatto importante è che centinaia di anni prima della psichiatria, egli ci racconta di un complesso, di una psicosi nella mente di Macbeth e delle nevrosi di Lady Macbeth. Macbeth e Lady Macbeth avevano studiato il modo di uccidere il re per impadronirsi del trono. Dopo l’assassinio a Macbeth sembra sempre di vedere un pugnale davanti a lui. Dice: “Che cos’è questo pugnale con il manico rivolto verso la mia mano?”. Ma non c’era nessun pugnale, era una psicosi. Era il modo per la colpa di venire fuori. Lady Macbeth si lavava le mani ogni quarto d’ora, vedeva sangue su di esse e si chiedeva: “Non sono forse abbastanza tutte le acque dei sette mari per lavare questo sangue sulle mani?”. Ma non c’era nessun sangue sulle sue mani. Questo era l’effetto sulla sua mente della soppressione della colpa.
Una donna una volta venne da me per suo fratello: “Si è rivolto ai dottori per circa quattro o cinque anni, ma non ha avuto miglioramenti e il suo peso è sceso a 40 chili. Vorreste vederlo?”. Le dissi: “Se il suo problema è mentale, non posso aiutarlo. Deve rivolgersi agli psichiatri. Se comunque c’è una base morale per la sua condizione, allora posso aiutarlo”. L’uomo venne da me, pesava circa 40 chili, fragile e spaventato, e gli dissi: “Parla con me per una mezzora. Non t’interromperò”. Parlò per una quarantina di minuti, poi gli dissi: “Quanto denaro hai rubato?”. “Ma io non ho rubato”. “Quanti soldi erano?”. Rispose: “Questa è un’offesa. Non sono un ladro, non ho affatto rubato”. “Quanti soldi erano?”. “3.000 dollari. Come sapevi che ho rubato?”. “Non lo sapevo”. “Allora perché me l’hai chiesto?”. “Perché mi ha detto che quando metti i soldi nella cassetta prima li pulisci e ho pensato che forse avevi del denaro sporco”. Ebbene, quell’uomo trovò il sistema per restituire il denaro e la sua salute recuperò subito. Era l’effetto della colpa sulla sua anima!
Provate solo a pensare, mie care signore, a quante donne mentalmente disturbate siamo destinati ad avere negli Stati Uniti nei prossimi 10 o 15 anni, quando la colpa di un aborto comincerà ad attaccare la mente e l’anima. Nel presente si giustificano dicendo che tutte lo fanno e si tratta solo di una cicatrice. Come disse a un dottore una volta una ragazza che entrò da lui: “È solo una piccola cicatrice, non me ne ricorderò neppure”. Ma il dottore disse: “Che cosa intende per cicatrice?”. Perciò tra qualche anno a partire da ora, immaginate quando la colpa verrà fuori nella sua caratteristica maniera, benché nel momento presente non si faccia avvertire. La colpa può anche non manifestarsi da subito, il che è evidente nel corso della vita di re Davide. Davide un giorno si trovava in cima al suo palazzo, sulla terrazza, guardò dall’altra parte della strada e vide una donna sulla terrazza attigua, Betsabea. E chiese a Betsabea di raggiungerlo per vedere le sue preziose collezioni. E amò Betsabea con intensità maggiore di ogni accortezza e lei si ritrovò incinta di un bambino. Il marito Uria era lontano in guerra. Davide lo richiamò, perché un re poteva farlo, e gli disse di tornare a casa dalla moglie. Ma Uria rispose: “Siamo in guerra, non ci è permesso di stare con nostra moglie mentre stiamo combattendo”. Davide quindi lo fece ubriacare, invitandolo a tornare a casa, ma Uria si mise a dormire alla porta del palazzo. Davide stava cercando di addossare la responsabilità della paternità sul marito. Alla fine non potendo sbarazzarsi di lui in questo modo, chiede al generale di metterlo in prima linea. Gli uomini sono costretti a morire in battaglia e forse Uria sarebbe stato ucciso. Uria fu ucciso e questo non diede minimamente fastidio a Davide, finché sette o otto mesi dopo il profeta Nathan venne da lui e disse: “Davide, ho un problema e tu in quanto re devi risolverlo. C’era un uomo povero che aveva una pecorella. Accanto a lui viveva un un uomo ricco che rubò la pecorella e ne fece un banchetto per i suoi amici”. Davide subito s’interessò alla giustizia sociale: “Questo non può essere, deve pagare con la sua vita e la proprietà deve essere ristabilita con quattro volte tanto”. Nathan disse: “Tu sei quell’uomo. Hai preso la pecorella di Uria, Betsabea, e l’hai portata via dal marito”. Questo fu il momento in cui Davide si sedette e scrisse il famoso salmo 50: “Pietà di me, Signore, pietà di me”.
Vedete come non sempre, ma spesso possiamo dissimulare il nostro desiderio di giustizia individuale con un grande amore per la giustizia sociale. Ricordate quando Giuda era nella sala del banchetto in casa di Simone, una donna entrò e cosparse un unguento sui piedi del nostro Signore benedetto? Giuda disse: “Perché questo spreco? Perché non dare questo denaro ai poveri?”. Possiamo immaginare Giuda proseguire nella sua requisitoria al Signore, dicendo per esempio: “Ti ho sentito dire sul monte delle beatitudini che i poveri sono beati. Dov’è il tuo amore per i poveri ora? Ti sei dimenticato di tutta quella gente che vive in baracche sulla strada tra Gerico e Gerusalemme? Ricordi quel giorno in cui ci siamo addentrati nel cuore di Gerusalemme? Non ti interessano più quei poveri? Guarda questi umili pescatori di Cafarnao, dov’è il tuo amore per i poveri?”. Il Signore rispose: “Giuda, avrete sempre i poveri con voi, ma non avrete sempre me”. Giuda era davvero interessato ai poveri? No, lui stava rubando dalla cassa comune degli apostoli e questo è il modo in cui lo dissimulò. Pertanto quando sopprimiamo la nostra colpa, essa resta lì per l’eternità, a meno che non venga perdonata. Quando viene perdonata, è completamente distrutta.
Come dunque sono perdonati i nostri peccati per mezzo della misericordia di Dio e la pienezza della fede in Cristo? Mediante la confessione. Cos’è la confessione? Nudità. Nudità dell’anima. Svuotandoci di tutte le false scuse, finzioni e apparenze e rivelando noi stessi per come veramente siamo. Sapete, brava gente, che da quando abbiamo rinunciato all’esame di coscienza e alla confessione la nudità fisica aumenta nel mondo? Soffermiamoci a studiare questa tendenza per un momento. Quando Adamo ed Eva si trovavano nel giardino erano nudi, ma senza vergogna. Perché? Perché erano coperti dall’alone della grazia di Dio, rifulgeva attorno a loro, rivestiti di gloria, e pertanto non c’era nessun senso di nudità. Dopo la caduta, si percepirono come nudi perché persero la grazia di Dio e così furono costretti a vestirsi. Ora vi dirò come si coprirono e ve ne spiegherò il mistero. Sapete come fu coperta la loro nudità? Sì, con foglie di fico, che però appassiscono. La loro vergogna restava manifesta. Come fu dunque coperta? Dio fece loro delle tuniche in pelle di animali. Lo fece Dio, e fu fatto indirettamente perché fu ucciso un animale al posto loro, e implicò lo spargimento di sangue. Potrei portarvi lungo tutto il vecchio Testamento e spiegarvi tutta la storia, ma il punto è che erano nudi e presi dalla vergogna perché avevano perduto la grazia di Dio. Nel nostro mondo moderno stiamo ripristinando la nudità, tentando di riportarla al giardino dell’Eden senza salire sulla collina del Calvario e questo non si può fare.
Cos’è dunque la confessione? Un altro tipo di nudità. Non una nudità epidemica o epidermica, ma una nudità etica, attraverso cui diciamo al Signore: “Questo è quello che sono. Un miserabile peccatore”. E quando facciamo questa confessione, quello che accade potrebbe chiamarsi un riciclo dei rifiuti umani. Sentiamo parlare di un grande interesse oggi per il riciclo dei rifiuti, ma sto parlando del riciclo dei rifiuti umani. Quando andate alla confessione e i vostri peccati sono perdonati dal sangue di Cristo mediante il sacerdote, c’è sempre un effetto di quel peccato che rimane. Supponiamo che un bambino faccia qualcosa di sbagliato come piantare un chiodo in una tavola, o disobbedire a sua madre, per esempio. Ogni volta che la madre lo perdona e il bambino dice che gli dispiace, poi la madre gli chiede di togliere quel chiodo. C’è qualcosa che resta? Oh, sì, un buco. Questo è l’effetto del peccato! Anche se il peccato è stato perdonato, dobbiamo fare qualche riparazione. Questo è il motivo per cui vi viene data una penitenza in confessione per riempire i buchi. Ma non dobbiamo fare una riparazione adeguata per il peccato in quanto abbiamo la misericordia dei santi, voglio dire l’intercessione dei santi e la misericordia del nostro Signore benedetto.
Quando andiamo alla confessione, ecco che le nostre vite sono completamente cambiate. Vi darò qualche esempio su come le nostre vite vengano cambiate se ci arrendiamo alla misericordia di Dio. C’era un uomo a Londra che veniva nella chiesa di San Patrizio. Ogni giorno quando aprivo la chiesa, lui entrava alle 7 e si sedeva sulle ultime panche, s’inginocchiava senza prendere la comunione fino alle 9. Non ha mai usato un libro delle preghiere. Meditava fino alle 11.30 del mattino per poi tornare ancora nel pomeriggio e restare di notte fino alla chiusura della chiesa. Non parlava con nessuno. Dopo averlo notato per diversi mesi, gli ho detto: “Se sei stato tanto buono così come sei ora…”. Fu una domanda per testarlo, perché se avesse risposto che sì, lo era, avrei saputo che non c’era nulla di buono in lui. Lui rispose: “Considerando le grazie che ho ricevuto, sono cento volte peggio ora di quanto non lo sia stato in precedenza”. Allora mi raccontò di sé, era un alcolizzato. “Ero così alcolizzato che toglievo le mie scarpe nel salone del pub e raramente per una sola bevuta, ma facevo un fioretto ogni mercoledì delle Ceneri e lo rispettavo fino alla domenica di Pasqua”. Lo faceva ogni anno, ma un giorno si disse: “Se posso essere buono per 40 giorni, perché non esserlo per 40 anni?”. Così ho deciso di essere buono per 40 anni, ma non era così facile. Decise di andare nella chiesa di santa Maddalena, io me lo ricordo bene, e ho fatto un salto in quella chiesa 9 mesi fa per recitare una preghiera per questo uomo buono, ma sono sicuro che non ne ha bisogno. Comunque dicevamo che quest’uomo entrò in chiesa. Ci sono tre scalini che salgono da Covent Garden fino al basamento della chiesa e uno in prima fila per la benedizione. Padre Kearney afferrò l’ostensorio per iniziare la benedizione, lui si sentì addosso un’opprimente passione per il bere e per il vizio. Disse che se le tentazioni di tutta una vita si fossero concentrate in un solo momento, non avrebbero potuto eguagliare quell’agonia. “Era così forte che non potevo sopportarla! Così sono uscito dal banco, mi sono messo a correre lungo la navata e sono inciampato sui tre scalini. Quando la campanella della benedizione ha suonato, ho aperto il mio cuore, mi sono voltato indietro e ho detto: Perdonami, Signore, andrò a confessarmi. Da allora non ho più bevuto e trascorro la mia vita in preghiera. “. “Quante ore preghi al giorno?” “Circa 18”. “Qual è per te un giorno trascorso bene?”. “24 ore di preghiera. Vivo nella stessa bettola di quando ero alcolizzato e più volte durante la notte m’inginocchio accanto al mio giaciglio a pregare per tutti gli alcolizzati”.
Questo è il riciclo di rifiuti che il Signore ama! Nostro Signore ha detto che c’è più gioia in cielo per un peccatore che si pente che per 99 giusti che non hanno bisogno di penitenza.
Poi un’altra storia che riguarda una ragazza, l’ultima riguarderà un ragazzo. Ho ricevuto una telefonata da due giovani ragazze che vennero nel rettorato, chiedendomi di andare immediatamente in un appartamento vicino al fiume Hudson: “Kitty sta morendo. Non la conosci? Tutti conoscono Kitty”. Ho chiesto informazioni sulla sua malattia, ma mi dissero semplicemente che stava morendo. Ho preso con me il Santissimo Sacramento e gli oli santi, sono salito per cinque squallide rampe di scale fino a una delle stanze più sporche dove sia mai entrato. Cibo, sudiciume, giornali, stracci sul pavimento e negli angoli. Un lurido giaciglio e sopra questa ragazza molto malata. “Stai scherzando?”. “No, è vero. Tutti mi conoscono”. “Kitty, vorresti fare pace con il Signore?”. “No, non posso perché sono la peggiore ragazza della città di New York”. “No, non lo sei. Perché la peggiore ragazza di New York dice di essere la migliore ragazza di New York”. L’ho pregata e scongiurata. “Non posso, sono troppo orribile. Guarda il mio braccio, tutto nero e blu a causa di mio marito. Non guadagno abbastanza soldi sulla strada, mi colpisce. Ora mi ha avvelenato, sto morendo per un veleno”. Ho provato con tutte le parabole del Signore e alla fine si è confessata, ma non l’avevo ancora unta perché ci volle parecchio tempo per convincerla della misericordia del Signore. Il veleno stava raggiungendo le diverse aree del cervello e lei aveva l’impressione di perdere l’uso degli organi esterni. Per esempio, toccandosi l’orecchio: “Madre, ecco il mio orecchio. Tienilo tu quando me ne sarò andata”. E poi una ragazza entrò nella stanza e supplicò di lasciarla stare: “Ecco il mio occhio… Ecco la mia lingua, tienila tu”. Compresi che le sue condizioni erano molto serie. L’ho unta e immediatamente stava benissimo. Le ho detto: “Mi dispiace, Kitty, sei tornata ancora in questo mondo”. “Sì, solo per provare che posso essere migliore”. È diventata un’apostola tra le persone con cui lavorava. Di sera mentre confessavo, aprendo lo sportello, mi sentivo dire: “Padre, questa è la ragazza di cui ti ha parlato Kitty… Questo è il ragazzo di cui ti ha parlato Kitty”. Una notte venne nel rettorato: “Ho una ragazza che ha commesso un omicidio”. “Dove si trova?”. “In chiesa”. “No, la chiesa è chiusa a chiave”. “È in strada, seduta sulla scalinata”. Così sono andato alla porta e l’ho invitata a entrare, in breve tempo si è confessata. Questo era il modo con cui Kitty continuava a esercitare l’apostolato della Misericordia dopo essere stata perdonata.
A questo punto ci siamo goduti queste storie. Siamo le persone più fortunate del mondo, perché quando siamo gravati dal peccato, possiamo andare dal Signore e ricevere un segno esterno che siamo stati perdonati. Il peccato non è la cosa peggiore del mondo, la cosa peggiore al mondo è negare il peccato. Sono cieco e nego che c’è qualcosa come la luce che non ho mai visto. Sono sordo e c’è qualcosa come il suono che non ho mai sentito. Se nego di essere peccatore, come posso mai essere perdonato? Pertanto peggio del peccato è negare il peccato, cioè il nostro atteggiamento moderno riguardo alla vita. Se dunque la tua anima è gravata dal peccato, portala dal Signore. È morto per te, ti perdonerà. E come è difficile trovare qualcosa di altrettanto rinfrescante di un buon bagno, così non c’è niente di spiritualmente più rinfrescante dell’assoluzione. La bellezza di questo è che possiamo ricominciare tutto daccapo. La misericordia del Signore è illimitata, ma dobbiamo soltanto avere fiducia in Lui. Vi lascerò con questo pensiero consolante. Se non aveste mai peccato, non avreste mai potuto chiamare Gesù “Salvatore!”. Amen.
(Fulton J. Sheen, da una catechesi del 1975 circa)
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