

Il Cristianesimo, diversamente da qualsiasi altra religione al mondo, inizia con la catastrofe e la sconfitta. Le religioni raggianti e le ispirazioni di natura psicologica crollano nella calamità e appassiscono nelle avversità. La Vita del Fondatore del Cristianesimo, invece, essendo cominciata con la Croce, termina con il sepolcro vuoto e la Vittoria!
(Fulton J. Sheen, da “Vita di Cristo”)
La Risurrezione è il fatto centrale della Fede Cristiana. Inizia con la sconfitta, la crocifissione e il dolore, ma finisce nel trionfo. Le religioni “allegre” possono funzionare nei giorni in cui non c’è morte, dolore o sofferenza, ma ci è voluto l’Amore di Dio, che tocca le tragedie della nostra vita, per convincerci che in Lui, anche noi, possiamo avere la nostra Pasqua dopo il nostro Venerdì Santo.
La Croce ci rivela che se non ci sarà un Venerdì Santo nella nostra vita, non ci sarà mai una Domenica di Pasqua. A meno che non ci sia una corona di spine, non ci sarà mai l’aureola di luce. A meno che non ci sia un corpo flagellato, non ci sarà mai un corpo glorificato. La morte del sé inferiore è la condizione per la risurrezione del sé superiore.
Il mondo ci dice, come disse a Cristo sulla croce: “Scendi, e noi crederemo!”. Ma se fosse sceso, non ci avrebbe mai salvati. È umano scendere, è divino stare sulla Croce.
Un cuore spezzato, o Salvatore del mondo, è la migliore culla dell’Amore! Colpisci il mio, come Mosè ha fatto con la roccia, affinché entri il Tuo Amore.
(Fulton J. Sheen)
La Croce aveva fatto le domande, la Risurrezione aveva risposto…
La Croce aveva chiesto:
“Perché Dio permette al male e al peccato di inchiodare la Giustizia all’albero?”
La Risurrezione ha risposto:
“Perché il peccato che ha fatto il suo peggio potrebbe esaurirsi e quindi essere vinto dall’Amore che è più forte del peccato o della morte.”
Così emerge la lezione pasquale che il potere del male e il caos di ogni momento può essere sfidato e conquistato perché la base della nostra speranza non è in nessun costrutto del potere umano, ma nel Potere di Dio che ha dato al male di questa terra la sua unica ferita mortale: una tomba aperta, un sepolcro spalancato e una tomba vuota!
(Fulton J. Sheen, da “Cross-Ways”)
Il Nostro Benedetto Signore ha paragonato se stesso a un seme, dicendo che se il seme non fosse caduto in terra e morto, non sarebbe risorto alla vita. Ora, per la potenza di Dio, Egli risorge con i fiori della primavera nella novità della vita, e dà alla terra l’unica ferita grave che abbia mai ricevuto: la ferita irreparabile di una tomba vuota.
La nascita del Figlio di Dio in forma d’uomo fu annunciata a una Vergine; il primo annuncio della sua risurrezione fu fatto a una peccatrice pentita, la Maddalena, affinché nessuno di noi fosse senza speranza. L’apostolo Tommaso non avrebbe creduto finché non avesse messo la mano nel suo fianco e le dita nelle mani di Nostro Signore. Così sappiamo che nostro Signore ha conservato non le sue ferite, ma le sue cicatrici come prova del Suo Amore: “Con queste sono stato ferito nella casa di coloro che mi amano”.
La Risurrezione comincia a influenzare la nostra vita il giorno del Battesimo. Quando veniamo battezzati, siamo immersi nelle acque come sepolti nel sepolcro al peccato e alla morte; emergendo dalle acque rivestiti di grazia come principio dell’Amore Divino, siamo come il Cristo che risorge dalla tomba nella gloria della Risurrezione. Sebbene siamo risorti in spirito con Cristo, così che la nostra conversazione è in Cielo, i nostri corpi non condivideranno quella gloria fino alla nostra risurrezione finale. Nel frattempo il nostro corpo deve essere crocifisso con quello di Cristo per poter risorgere con Lui.
Sulla strada di Emmaus la Domenica di Pasqua, Nostro Signore disse ai suoi discepoli: “Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”
Ma se questa è la legge dell’Innocenza, come potremo noi, i colpevoli, sperare di sfuggirvi?
(Fulton J. Sheen, da “The Fifteen Mysteries”)
Mentre la nostra terra reca queste cicatrici, chi mai può indurci a sperare che davanti a noi avremo giorni migliori e che tutta questa sofferenza, tutta questa angoscia, non siano una beffa, un inganno?
Una cosa è certa: che le nostre ali spezzate non possono essere risanate da quel Cristo “Liberale” inventato dal secolo decimonono che fece di Lui nient’altro che un moralista simile a Socrate, a Maometto, a Buddha o a Confucio, e che, come loro, fu imprigionato nei ceppi della morte.
La sola cosa che oggi può esserci di conforto è il Cristo Risorto con le Sue Piaghe Gloriose, passato anche Lui attraverso la morte per darci la Speranza e la Vita: il Cristo, cioè, della mattina di Pasqua.
Risaltano, nella storia della Pasqua, le Stigmate di Cristo.
La Maddalena, che era stata sempre ai Suoi Piedi, o nella casa di Simone o presso la Croce, si trova questa volta nel giardino del sepolcro, e soltanto quando scorge su quei Piedi le livide Piaghe che testimoniano della guerra del Calvario riconosce il suo Signore e grida: “Rabbuni!”, che significa “Maestro”.
Il Cristo di cui oggi il mondo ha bisogno è il Cristo Virile, che a un mondo iniquo può mostrare i Segni della Vittoria nel Suo Corpo Stesso, offerto in cruento Sacrificio per la salvezza dell’Umanità. In questi terribili giorni non possono salvarci e confortarci i falsi dèi, immuni da affanni e dolori.
(Fulton J. Sheen, da “I Personaggi della Passione”)