

Disma vede una croce, ma l’adora come un trono; vede un uomo condannato a morte, ma lo invoca come un Re: «Signore, ricordati di me quando entrerai nel Tuo Regno». Il Signore era stato finalmente riconosciuto per ciò che era! In quel momento, quando la morte era ormai prossima e la sconfitta sembrava palese, l’unico, al di fuori del piccolo gruppo ai piedi della croce, che lo riconobbe come Signore del Regno e Capitano delle anime, era un ladro crocifisso alla sua destra.
Nel momento in cui fu data la testimonianza del ladro, il Signore stava vincendo la più grande battaglia che possa essere vinta e stava emanando da se stesso un’energia molto più grande di quella prodotta da una potente cascata d’acqua; stava infatti perdendo la Sua Vita e salvando un’anima.
In questo giorno, in cui nemmeno Erode, con tutta la sua corte, era riuscito a farlo parlare, né le potenze di Gerusalemme erano riuscite a farlo scendere dalla croce, né le ingiuste accuse in tribunale erano riuscite a fargli rompere il silenzio, in cui nemmeno la folla che lo scherniva dicendo: «Hai salvato gli altri, ora salva te stesso!» era stata capace di ottenere una risposta da quelle Labbra di fuoco, ora Egli rompe il silenzio volgendosi a quella vita trepidante al suo fianco, e salva un ladro: «Oggi sarai con me in Paradiso».
Nessuno prima di lui aveva ricevuto una tale promessa, nemmeno Mosè o Giovanni o Maddalena, nemmeno Maria. Era l’ultima preghiera di un ladro, e forse anche la prima. Bussò una sola volta, una sola volta cercò e chiese, ma quell’unica volta mise tutto in gioco per questo, in un’unica volta ottenne tutto. Cristo, che era povero, morì ricco. Le Sue Mani furono inchiodate alla croce, eppure fu capace di aprire le porte del Cielo e trionfare su di un’anima.
Cristo fu scortato al Cielo da un ladro. Possiamo veramente dire che questo ladro morì da ladro: rubò infatti il Paradiso!
Dove potremmo trovare una dimostrazione più eloquente della Misericordia di Dio?
La pecorella perduta, il figliol prodigo, la Maddalena pentita, il ladrone perdonato! Questo è il rosario della Misericordia Divina. La nostra salvezza preme più a Dio che a noi stessi.
(Fulton J. Sheen, da “Le ultime Sette Parole”)
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