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AMORE E MATRIMONIO: I piaceri estatici del matrimonio sono come “un’esca” che alletta gli amanti a compiere la loro missione. Troppi coniugi pretendono che l’altra parte dia loro ciò che soltanto Dio può dare: un’estasi eterna.

Esser trasportati al di fuori di sé, questo è il terzo effetto dell’amore che si chiama “estasi”. Questo effetto si dimostra da quella presenza interiore dell’amante nell’amato causata dall’amore, per cui chi ama è già, in un certo senso, trasportato al di fuori di sé. Spesso gli adolescenti si stupiscono che i loro genitori sappiano già che essi sono innamorati, ma il fatto che studiano di mala voglia e che quasi non toccano cibo è indice che essi si trovano in uno stato di trasognamento, essendo già trascinati lontano dal loro ordinario modo di agire.

I Greci definiscono “follia” un grande amore, ma con il termine “follia” non lo intendono, come noi, con un senso di anormalità, bensì d’ispirazione. Il poeta ispirato veniva chiamato “folle” perché amava, come oggi in linguaggio romantico l’innamorato si autodefinisce “folle” del suo amato bene. Per questa “follia” d’amore i datori di lavoro non dovrebbero essere restii a concedere una o due settimane di permesso, perché sanno che i loro dipendenti sono praticamente inutili durante il periodo di “estasi”. Come scrisse Shakespeare, “Questa è la vera estasi d’amore”, per cui si dice che in seguito essi “ridiscendono sulla terra”, per indicare che prima avevano la testa tra le nuvole.

I professori che sono distratti a causa dei loro studi, al punto da arrivare a mettere, in una notte piovosa, un ombrello nel letto e da rimanersene vicino al lavandino tutta la notte, confermano che l’amore ci rende indifferenti al nostro normale mondo esterno. Quando siamo animati da un grande amore possiamo resistere a ogni genere di contrarietà grazie alla qualità dell’amore che ci astrae da ciò che ci circonda. La povera capanna del marito e della moglie veramente innamorati l’uno dell’altra non è così intimamente monotona come il ricco appartamento del marito e della moglie che hanno cessato di amarsi.

Il santo, come Vincenzo de’ Paoli, nutre un tale amore per il povero di Dio che si dimentica di prendere cibo. Il particolare fenomeno spirituale della levitazione, in virtù del quale i santi durante le loro estasi si innalzano fisicamente dal suolo, è una manifestazione ancora più alta di un amore in cui la materia sembra incapace di controllare lo spirito che si innalza irresistibilmente. (…)

La differenza tra l’amore degli umani e l’amore di Dio è che nell’amore umano l’estasi si manifesta all’inizio, mentre nell’amore di Dio si manifesta alla fine, ossia soltanto dopo aver vissuto molte sofferenze e l’agonia dell’anima. La carne consuma dapprima il suo banchetto, e poi prova il digiuno e qualche volta l’emicrania. Lo spirito, invece, osserva dapprima il digiuno, poi consuma il suo banchetto. I piaceri estatici del matrimonio sono come “un’esca” che alletta gli amanti a compiere la loro missione, e sono anche un credito divino esteso a coloro che più tardi porteranno il fardello di provvedere a una famiglia.

Nessuna grande estasi della carne o dello spirito viene mai concessa in possesso permanente senza che si rinunzi a qualche cosa: c’è un prezzo stabilito per ogni estasi!

La gioia di una Domenica di Pasqua costa un Venerdì Santo. Il privilegio dell’Immacolata Concezione fu un’estasi concessa prima del pagamento, ma Maria dovette pagarla ai piedi della croce. Nostro Signore le fece “credito,” ma più tardi lei pagò il suo debito. (…)

Spesso le giovani coppie che equiparano il matrimonio al fremito sessuale, si rifiutano di rimborsare la natura con i figli, e in tal modo perdono l’amore, come il violinista che ha il dono della musica ma non si tiene in esercizio e finisce per perdere il suo dono. A costoro dice il Signore: “Toglietegli dunque il talento” (Mt 25,28). Bisogna comprendere infatti che il primo amore non è necessariamente quello duraturo.

Per esempio, l’emozione del giovane prete alla sua prima messa solenne, o l’intima estasi della monaca in occasione della sua vestizione, sono “dolciumi” dati dal Signore per stimolarli a levarsi spiritualmente. Più tardi, quanto vi è di dolce svanisce, e occorre uno sforzo supremo della volontà per essere in tutto e per tutto come si dovrebbe essere. Questo vale anche per la luna di miele del matrimonio, in cui l’espressione stessa indica che l’amore dapprima è miele, ma poi può essere mutevole come la luna.

La prima estasi dunque non è quella vera. E l’ultima estasi viene solamente dopo le amare esperienze, la fedeltà dopo la tempesta, la perseveranza dopo la mediocrità, e la vocazione del destino divino dopo che si è passati attraverso le tentazioni terrene. (…)

Il profondo amore estatico di cui godono alcuni genitori cristiani dopo aver sperimentato i loro calvari è degno di ammirazione. La vera estasi, in realtà, non è quella della prima giovinezza, ma quella della maturità. Nella prima estasi si cerca di ricevere tutto quanto l’altra parte può dare, ma nella seconda si cerca di dare tutto a Dio. Se l’amore s’identifica con la prima forma di queste estasi, ne cercherà il duplicato in un’estasi diversa, ma se è identificabile con quell’amore che è tollerante e unificante, cercherà invece l’approfondimento di questo suo mistero.

Troppi coniugi pretendono che l’altra parte dia loro ciò che soltanto Dio può dare: un’estasi eterna. Se l’uomo o la donna potessero dare questa estasi, o lui o lei sarebbe Dio! Desiderare l’estasi dell’amore è giusto, ma pretenderla da quella carne che non considera se stessa come una pellegrina in cammino verso Dio è un grave errore. L’estasi non è un’illusione, è soltanto un “volantino turistico” che con le sue molte illustrazioni vuol invitare il corpo e l’anima a compiere il viaggio verso l’eternità. Se la prima estasi raggiunge il suo limite, è questo un invito non ad amare un altro, ma ad amare in un’altra maniera, ossia alla maniera di Cristo.

(Fulton J. Sheen, da “Tre per sposarsi” edizioni Fede e Cultura)

Autore: Amici di Fulton Sheen

amicidifultonsheen@gmail.com

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