
L’autodisciplina cristiana è veramente l’autoespressione: espressione di quanto vi è di più nobile nell’uomo. Controllarsi attraverso la mortificazione o l’ascetismo non significa negare i propri istinti, le proprie passioni, le proprie emozioni, né ricacciare questi impulsi, che Dio ha dato all’uomo.
Le nostre passioni, le nostre emozioni, i nostri istinti sono buoni, non cattivi; controllarli significa soltanto contenerne gli eccessi. La Chiesa non nega le emozioni più di quanto non neghi la fame. Esige soltanto che, quando un uomo siede a tavola, non mangi come un maiale. Nostro Signore non represse l’intenso zelo emotivo di San Paolo, bensì lo volse dall’odio all’amore. Non represse la vitalità biologica della Maddalena, bensì ne muto’ la passione d’amore per il vizio in passione d’amore per la virtù.
A una simile conversione di energie si deve se i più grandi peccatori, come Sant’Agostino, diventano a volte i più grandi santi; non perché sono stati peccatori essi amano Dio con tanta intensità, ma perché hanno violente passioni, ardenti emozioni, forti impulsi, che, volti a mire sante, fanno ora tanto bene quanto male hanno fatto prima.
Le forti passioni sono il prezioso materiale grezzo della santità. Coloro che hanno molto peccato non dovrebbero disperare e dire: “Sono troppo peccatore per poter cambiare”; oppure: “Dio non sa che farsene di me”. Dio accoglie chiunque sia disposto ad amare, non con un gesto occasionale, ma con una “spassionata passione”, con “violenta tranquillità”. Un peccatore impenitente non può amare Dio più di quanto un uomo possa nuotare sulla terraferma; ma non appena egli si pente portando a Dio i suoi peccati, le sue passioni scatenate, e prega perché esse siano diversamente dirette verso il Bene, allora diventerà felice come non mai. Non già il male che abbiamo fatto ci tiene lontano da Dio, bensì il persistere nel male.
Chi torna a Dio, come la Maddalena e San Paolo, accetta volentieri la disciplina che gli consentirà di mutare le sue precedenti tendenze. La mortificazione è proficua, ma solo se è compiuta per amore di Dio. L’ autodisciplina è soltanto un mezzo il cui fine è un più grande amore di Dio. Come la perfezione della rosa e non già la sua distruzione è lo scopo della potatura, così l’unione con Dio è lo scopo dell’autodisciplina.
(Fulton J. Sheen, da “La Pace dell’Anima” edizioni Fede e Cultura)