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IL DOLORE E LA CROCE SENZA CRISTO PORTANO ALLA DISPERAZIONE, IL DOLORE VISSUTO CON CRISTO CI REDIME E CI SALVA!

Il buon ladrone, il ladro di destra, è il modello di coloro per i quali il dolore ha un senso; il ladro di sinistra è il simbolo della sofferenza non consacrata. Il ladro di sinistra non soffrì più del ladro di destra, ma la sua crocifissione cominciò e terminò con una bestemmia. Neppure per un momento egli stabilì un rapporto tra la propria sofferenza e Gesù Crocifisso. L’invocazione del perdono pronunciata in Croce da Cristo Nostro Signore non fu, per questo ladro, più importante del volo di un uccello.

Non riuscendo egli ad assimilare il proprio dolore e a farne l’alimento della propria anima, il dolore si volse contro di lui come una sostanza estranea immessa nello stomaco si volge contro di esso, infettando e intossicando l’intero apparato digerente. Ecco perché divenne più velenoso, ecco perché bestemmiò proprio il Signore che avrebbe potuto condurlo nei pascoli della Pace e del Paradiso.

Il mondo, ai nostri giorni, è pieno di individui che, al pari del ladro di sinistra, non vedono nel dolore alcun significato. Ignoranti come sono della Redenzione di Gesù Nostro Signore, costoro non riescono ad adattare il dolore ad un modello. Poiché non hanno mai pensato a Dio se non come a un nome, si trovano ora nell’impossibilità di inserire le irriducibili realtà della vita nel Suo Divino Disegno.
Ecco perché tanti di quelli che non credono più in Dio diventano cinici.

Chiara è la lezione del ladro di sinistra: il dolore di per sé non ci rende migliori ma può renderci peggiori. Nessuno è mai diventato migliore soltanto perché afflitto dal mal d’orecchi. La sofferenza, quando non sia spiritualizzata, non migliora l’uomo: lo perverte!

Il ladro di sinistra non diventa migliore in virtù della propria crocifissione; la quale lo rende insensibile, lo cauterizza e ne offusca l’anima. In quanto si rifiuta di considerare il dolore in rapporto a qualche altra cosa, finisce col pensare solo a se stesso e a chi avesse avuto la possibilità di tirarlo giù dalla croce.

Così è di coloro che non hanno più fede in Dio. Per essi, Gesù Nostro Signore sulla Croce non è che un episodio della storia dell’Impero Romano, e non un messaggio di speranza o una prova di amore. Vivono la loro vita senza mai preoccuparsi di indagarne il senso. Non avendo ragione di vivere, ecco che la sofferenza li inasprisce, li intossica, finché la grande porta dell’occasione della vita gli si chiude in faccia e simili al ladro di sinistra, spariscono bestemmiando nella notte dei dannati.

Consideriamo il buon ladrone, il ladro di destra in croce: il simbolo di coloro per i quali il dolore ha un senso.

Sulle prime, egli non lo capì, cosicché unì le proprie bestemmie a quelle del ladro di sinistra; ma, come talora un lampo illumina il sentiero che non abbiamo preso, così il Perdono invocato da Cristo Salvatore per i Suoi carnefici illuminò al ladro la strada della Misericordia.

Cominciò ad accorgersi che se il dolore non avesse ragion d’essere, Gesù non lo avrebbe abbracciato. Perché se la Croce non avesse un fine, Gesù non vi si sarebbe innalzato. Il dolore cominciava a farsi comprensibile al buon ladrone: per il momento rappresentava almeno un’occasione per far penitenza di una vita peccaminosa.

E non appena fu raggiunto dalla Luce egli rimproverò il ladro di sinistra dicendo: “Questo supplizio per noi è giustizia, perché noi riceviamo la pena dei nostri delitti, ma Lui non ha fatto nulla di male”.

Capiva, adesso, che il dolore agiva sulla sua anima come il fuoco agisce sull’oro: bruciandone completamente le scorie. Il dolore gli scrostava gli occhi: ed ecco, volgendosi verso la Croce centrale, egli non vide più un uomo crocifisso, ma un Re Celeste.

Pensò: “Chi può invocare il Perdono per i propri assassini non abbandonerà un ladro”

E disse: “Signore, ricordati di me quando sarai nel Tuo Regno!”

E una Fede così Grande fu ricompensata: “Ti dico in Verità: oggi sarai con Me in Paradiso”.

Il dolore di per sè non è insopportabile: insopportabile è l’impossibilità di capirne il senso. Se non avesse visto un fine nel dolore, il buon ladrone non avrebbe mai salvato la propria anima. Il dolore può essere la morte della nostra anima, come può esserne la vita. Tutto dipende dal collegarlo, o meno, a Cristo Nostro Signore e Salvatore.

Una delle più grandi tragedie del mondo è il dolore sprecato. Il dolore che non sia in relazione con la Croce è come un assegno non firmato e non ha alcun valore; ma dopo che lo abbiamo sanzionato con la firma di Cristo Salvatore sulla Croce, assume un valore infinito.

Una testa febbricitante che non batta mai all’unisono con una Testa Incoronata di Spine, o un dolore alla mano che non abbia mai sofferto la pazienza di una Mano Inchiodata alla Croce, è un fatto assolutamente improduttivo. A seguito di questa sofferenza sprecata il mondo è diventato peggiore, mentre sarebbe potuto essere tanto migliore.

(Fulton J. Sheen, da “Go To Heaven-Andate in Paradiso!”)

Autore: Amici di Fulton Sheen

amicidifultonsheen@gmail.com

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