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A NATALE I PASTORI E I RE MAGI TROVARONO CRISTO. PERCHÉ OGGI SONO COSÌ POCHE LE ANIME CHE TROVANO DIO?

Chiunque rifletta sul problema religioso si porrà domande simili a queste: perché sono così poche le anime che trovano Cristo? Perché le mode passeggere del giorno guadagnano tanti seguaci e il Salvatore divino così pochi? Son molti a vedere nel Cristo un simpatico sostenitore della fraternità umana oppure un riformatore sociale di tendenze umanitarie, ma pochi a riconoscere in Lui il Dio tra gli uomini, la Luce e la Vita del mondo. Perché tale atteggiamento verso Chi venne a ricreare il mondo ricreando il cuore umano?

La risposta è che le menti che lo cercano non sono abbastanza semplici o non sono abbastanza istruite. Sin dall’inizio, il Signore venne scoperto solo da due classi di individui: da coloro che sanno e da coloro che non sanno, mai da coloro che credono di sapere. La teologia è tanto profonda da poter essere compresa solo dagli estremi della più alta semplicità e della più alta sapienza. Perché l’uomo sapiente e l’uomo semplice hanno una dote in comune: quella dell’umiltà. Il sapiente è umile perché sa che la teologia ha profondità che non potrà mai raggiungere; l’uomo semplice è umile perché sa che la teologia è così profonda da non valer la pena di scavare… Ma l’inquisitore pieno di sé, che possiede una mente infantile imbottita con l’orgoglio della sua piccola cultura, è tanto convinto dell’importanza di ciò che sa, da non voler scavare affatto, perché è certo che nulla possa essere più profondo di se stesso. Come fu da principio, è anche oggi e sarà sempre: scoprono il Signore soltanto l’uomo semplice e il vero erudito; non lo scoprirà mai l’uomo di limitata cultura, e la mente che crede di sapere.

Torniamo alla notte in cui la Luce Divina, per illuminare le tenebre dell’uomo discese sulla terra da Lei creata, e vedrete appunto che solo i semplici e i sapienti lo trovarono, cioè i pastori e i re Magi. Gli angeli e una stella colsero il riflesso di quella Luce, come una torcia che accende la fiamma di un’altra torcia, e lo trasmisero ai custodi delle pecore e agli studiosi del cielo.

Ed ecco! Mentre i pastori vegliavano le greggi sulle colline intorno a Betlemme, vennero riscossi dalla luce emanata dagli angeli, i quali dissero loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.

Ed ecco! Mentre i Magi che abitavano oltre la terra della Media e della Persia scrutavano i cieli, lo splendore di una stella, che era come la lampada del tabernacolo accesa nel santuario della Creazione di Dio, li incitò a seguire quella luce che li condusse alla grotta, dove la stella rimase offuscata dallo straordinario splendore della Luce del Mondo.

Come farfalle attirate dalla fiamma, pastori e Magi giunsero a un trono che era soltanto una stalla, e a un Dio che era soltanto un bambino. E non appena Dio nella persona del Bambino sollevò gli occhi dalla mangiatoia in cui stava adagiato, vide i rappresentanti delle due sole classi umane che l’avevano trovato in quella notte, e che sole sapranno trovarlo fino alla fine del tempo: i pastori e i Magi; gli uomini semplici e i sapienti.

I pastori erano anime semplici che nulla sapevano della politica del mondo, nulla di arte o di letteratura. Nessuno di loro avrebbe saputo recitare un solo verso di Virgilio, sebbene in tutto l’Impero Romano non si sarebbe potuta trovare persona dotata di un briciolo di cultura che ne ignorasse l’opera poetica. Nei loro campi e nella semplice vita che conducevano non erano mai giunti gli echi degli scandali scoppiati alla corte di Erode, né una sola parola riguardo all’erudito Gamaliele che abitava nel Tempio e tentava di contare le 70 settimane degli anni.

Il gran mondo della pubblica opinione li ignorava, tenendoli in nessun conto per il progresso degli uomini e delle nazioni. E tuttavia quei semplici pastori, i cui più antichi re già erano stati tali, non ignoravano due importantissime cose: riconoscevano l’esistenza di Dio sopra di loro e delle pecore ai loro piedi.

Ciò bastava per quelle anime semplici, e nella notte in cui i cieli erano così splendenti da prorompere nella rivelazione dei loro radiosi cantori, un angelo annunciò che l’oggetto della loro lunga smaniosa attesa era ormai nato tra la gente semplice, in un’umile stalla, nella povera cittadina di Betlemme. E prendendo una delle cose che conoscevano, un agnellino, lo portarono con loro e lo deposero ai piedi della sola altra cosa che non ignorassero: il Dio dei Cieli, disceso sulla terra come un agnello sacrificato fin dall’inizio del mondo. E finalmente i pastori trovarono il loro Pastore.

Gli altri che trovarono Cristo furono i Magi, che non erano re, ma maestri di re; non dilettanti del sapere, ma scrutatori dei cieli e scopritori di stelle. Sia nella scienza che nella religione essi occupavano i primi posti nelle rispettive nazioni; i re li consultavano prima di intraprendere la guerra, i contadini prima di coltivare la terra.

Una notte apparve in cielo una nuova stella. Migliaia di persone, oltre i Magi, ne scorsero la luce brillante, ma nessuno di loro possedeva la sapienza dei Magi; erano sapienti solo perché si ritenevano tali. Costoro videro soltanto una stella, ma quei primi scienziati dell’era cristiana scorsero una stella e intuirono la presenza di un Dio.

Per l’uomo superbo la stella non è che una stella; ma per il sapiente la stella è opera delle mani di Dio, è manifestazione e rivelazione di qualche cosa che la trascende. Perciò essi seguirono la luce della stella, che invece di guidarli verso le montagne del sole e oltre i scintillanti candelabri delle Pleiadi, fino ai segreti contrafforti del cielo, li condusse per le sabbiose vie della terra, fino al punto in cui si arrestava l’estremità della cometa dorata e dove i Magi, che erano stati contenti di intraprendere il viaggio di scoperta, fecero la grande scoperta di Dio.

Questi uomini saggi, sapienti e potenti, in ginocchio sulla paglia nelle loro splendide vesti, davanti a un bambino che non poteva fare domande né rispondere a nessuno, offrirono i loro doni a se stessi in pegno dell’obbedienza del mondo. Il dono era triplice: oro, incenso, mirra – l’oro, perché avrebbe regnato da Re; l’incenso, perché sarebbe vissuto da sacerdote; la mirra, perché sarebbe morto come muoiono gli uomini –. Quegli uomini sapienti avevano finalmente scoperto la Sapienza.

Pastori e Magi trovarono Cristo, ma pensate alle moltitudini che non lo trovano. Allora, come oggi, il mondo era pieno di gente ricca della sapienza della terra, ma nessuno di loro scoprì il Signore. I tanti agnostici di Roma ripetevano a un giovane Pilato che la verità non esiste; i tanti sofisti insegnavano nella piazza di Atene che l’uomo non ha bisogno di Dio; i futili poeti glorificavano la licenza, chiamandola libertà, e l’ingiustizia, chiamandola progresso; ma nessuno di loro ebbe la visione di un angelo, né scorse la luce di una stella.

Perché? Perché sia nel campo intellettuale quanto in quello morale, i tesori della saggezza e della sapienza, della grazia santificante e della redenzione sono riservati solo ai due opposti.

Quando Dio fu bambino, solo gli estremi intellettuali della semplicità e della sapienza trovarono la via che conduceva alla capanna; quando Dio fu uomo, solo gli estremi morali del peccato e dell’innocenza trovarono la via per giungere ai Suoi piedi. Gli innocenti come Giovanni andarono da Lui perché non avevano bisogno di essere purificati; i peccatori come la Maddalena andarono da Lui perché sentivano il bisogno di venire purificati. Ma il gruppo di mezzo dei farisei, che rimproveravano gli Apostoli perché non si lavavano le mani prima di mettersi a tavola, ipocriti che erano come sepolcri imbiancati, brillanti all’esterno, ma dentro pieni di putredine; i giusti ai propri occhi e per metà depravati, mai accesi d’amore né gelidi d’odio: quelli non s’inginocchiarono mai davanti alle mani levate del Cuore Santissimo. Sono quelli dei quali la Scrittura dice che saranno rigettati dalla bocca di Dio.

(Fulton J. Sheen, da “L’Uomo di Galilea” edizioni Fede e Cultura)

Autore: Amici di Fulton Sheen

amicidifultonsheen@gmail.com

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