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La possibilità che gli altri vedano in noi il Cristo dipende dal nostro agire come il Cristo

Quando, nel confessionale, il Sacerdote dice: «Io ti assolvo», è Cristo che assolve; quando, durante la Messa, dice: «Questo è il mio Corpo», è Cristo che offre il suo Corpo al Padre. Così è per tutti gli altri Sacramenti. Ma anche in tutti gli altri atti del Sacerdote dovrebbe ancora essere Cristo che visita gli ammalati, che istruisce quanti cercano la verità.

Questa specie di unione col Cristo, però, non proviene semplicemente dall’ordinazione. Essa richiede rinnegamento di sé. I fedeli cercano in noi il Cristo all’altare, nel confessionale, al Fonte Battesimale. Ma vedono in noi il Cristo a tavola, nella scuola, sul campo di golf o nell’ospedale? Sono luoghi questi per affermare il nostro «io», o sono occasioni perché gli altri vedano in noi il Cristo nella sala da pranzo di un Simeone o di un Lazzaro?

Non si depone il Cristo quando si depone la pianeta, né si può ripiegare e intascare l’ordinazione tanto facilmente come si può fare con una stola. I miscredenti non ci vedono rivestiti dei paramenti sacri: ci vedono nei negozi, nei teatri, alle riunioni. La possibilità che essi vedano in noi il Cristo dipende dal nostro agire come il Cristo.

(Fulton J. Sheen, da “Il Sacerdote non si appartiene”)

Autore: Amici di Fulton Sheen

amicidifultonsheen@gmail.com

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