
L’avaro ama l’uomo generoso perché è attratto e spera da lui qualcosa che gli sta a cuore. Il vizioso può amare il virtuoso qualora consideri la virtù conformemente a ciò che desidererebbe essere. Questo genere di affinità produce la concupiscenza, o l’amicizia fondata sull’utile e sul piacere. In questo genere di amore, il soggetto amante ama se stesso più del proprio amico. Ecco perché il suo amore si tramuta in odio se l’amico gli impedisce di ottenere ciò che lui desidera.
Dal fatto poi che siamo creature imperfette cerchiamo di supplire mediante i beni materiali a quel che ci manca, in tal modo la gente che è interiormente “nuda” – nel senso che ha l’anima spoglia di virtù – si sforza di trovare un compenso nell’eccesso del lusso esteriore. In tal modo si spera che ciò che manca all’uno venga sopperito dall’altro. E questo desiderio di compensazione ha una ragione, ossia l’aspirazione del cuore umano alla bellezza come sua perfezione, come il giovane brutto che vuole sposare una ragazza bella piuttosto che una brutta. Parrebbe, da un punto di vista superficiale, che la bruttezza di lui fosse in contrasto con la bellezza di lei, ma in realtà è l’amore che lui nutre per il bello (di cui è praticamente privo) ad attrarlo verso ciò che è dotato di bellezza.
Si dovrebbe già intuire, perciò, che gli amori dei cuori umani sono altrettanti specchi che ne rivelano le rispettive nature. I deboli che occupano posizioni elevate si circondano di piccoli uomini per poter apparire grandi al loro confronto. I capitalisti che si sono arricchiti solamente perché hanno azzeccato sul loro cammino qualcuna delle ricchezze dispensate da Dio sulla terra, amano fondare biblioteche per sfoggiare una cultura che non hanno. E questo perché amano l’apparenza di ciò che è simile alle loro speranze e ai loro desideri. Allo stesso modo, la donna che vuol farsi strada in società coltiverà quelle amicizie che le possono tornare “utili”, sempre a causa di questa somiglianza. Tali amicizie possiedono ciò a cui lei aspira, ossia il prestigio sociale.
I Santi amano i peccatori, non perché abbiano in comune con essi il vizio, ma perché amano quella possibilità di virtù che ancora esiste nel peccatore. Il Figlio di Dio divenne il Figlio dell’Uomo perché amava l’uomo.
(Fulton J. Sheen, da “Tre per sposarsi”)