
Più il mondo si ammorbidisce, più usa la parola “misericordia”. Questa potrebbe essere una caratteristica lodevole se la misericordia fosse intesa nel modo giusto. Ma troppo spesso per misericordia s’intende il mandarla buona a chiunque infranga la legge naturale o quella Divina, oppure tradisca il proprio paese. Una tale misericordia è un’emozione, non una virtù, come quando giustifica un figlio che uccide il padre perché ritenuto “troppo vecchio”. Per evitare qualsiasi imputazione di reato, ciò che in realtà è un omicidio viene chiamato e battezzato “eutanasia”.
In tutti questi appelli verso la misericordia, ci si dimentica il principio che la misericordia è la perfezione della giustizia. La misericordia non precede la giustizia; prima ci deve essere la giustizia e poi la misericordia. Il divorzio della misericordia dalla giustizia è sentimentalismo, come il divorzio della giustizia dalla misericordia è severità. La misericordia non è più amore quando è separata dalla giustizia: chi ama qualcosa deve opporsi a ciò che distruggerebbe l’oggetto del suo amore. La capacità di provare una legittima indignazione non è una testimonianza della mancanza di amore e di misericordia, ma piuttosto ne è una dimostrazione.
Ci sono crimini la cui tolleranza equivale ad acconsentire al male ad essi connesso. Coloro che chiedono la liberazione di assassini, traditori e simili, con la motivazione che dobbiamo essere “misericordiosi, come Gesù fu misericordioso”, dimenticano che anche lo stesso Salvatore Misericordioso disse che non era venuto per portare la pace, ma la spada.
Come una madre dimostra di amare il proprio figliuolo odiando quel male fisico che distruggerebbe il corpo del bambino, così Nostro Signore dimostra di amare il Bene odiando il male che devasterebbe le anime delle Sue creature. La misericordia di un medico per i germi del tifo o della poliomielite in un ammalato, o la tolleranza di un giudice per uno stupro equivarrebbe, su un piano inferiore, all’indifferenza di Nostro Signore nei riguardi del peccato. Uno spirito che non sia mai severo o indignato manca di amore, oppure è morto alla distinzione tra il bene e il male, tra il giusto e lo sbagliato.
L’amore può essere severo, può usare la forza, può diventare perfino violento, e tale fu l’amore del Nostro Salvatore. Tale Amore fa un flagello di funi e scaccia i compratori e i venditori fuori dai templi; Si rifiuta di rispondere a uomini moralmente inconsistenti come Erode, perché ciò non farebbe altro che aggravarne la colpa morale; Si rivolge a un Procuratore Romano, che si fa forte di una legge totalitaria, e gli ricorda che non avrebbe alcun potere se non gli fosse stato dato da Dio. Quando con la donna samaritana al pozzo il gentile ammonimento non funzionò, Cristo andò al punto senza eufemismi e le ricordò che divorziò cinque volte.
Quando alcuni uomini cosiddetti “virtuosi” volevano ripudiarLo, Egli strappò loro la maschera dell’ipocrisia e li chiamò “razza di vipere”. Quando sentì parlare dello spargimento di sangue di alcuni Galilei, fu con terribile asprezza che disse: “Morirete tutti come loro, se non vi pentirete”. Ugualmente severo fu verso coloro che scandalizzavano i fanciulli con un’educazione progressista nel senso del male: “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in Me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare.”
Fu Lui a dire agli uomini di strapparsi gli occhi e di amputarsi mani e piedi piuttosto che permettere a queste membra di diventare occasioni di peccato per la perdita delle loro anime immortali. Mentre Marta Lo serviva a tavola, Cristo le disse che c’era un servizio più necessario. Quando gli apostoli dormivano, non ebbe riguardo di svegliarli e li ammonì perché non pregavano; e nonostante la piena confessione di Tommaso, lo rimproverò per la sua mancanza di fede. Uno dei Suoi sguardi trapassava l’anima rivelando le debolezze e il male che vi si annidavano, in modo tale che un Discepolo, Pietro, fu mosso alle lacrime.
Se la misericordia significasse il perdono di qualsiasi colpa, senza retribuzione e senza giustizia, finirebbe per moltiplicare gli errori. La misericordia è per coloro che non ne abuseranno, e non ne abuserà nessun uomo che abbia già iniziato a correggere e riparare i propri torti, come la giustizia esige. Quella che oggi alcuni chiamano misericordia non è affatto misericordia, ma un letto di piume per coloro che decadono dalla giustizia; e così essi moltiplicano la colpa e il male fornendo tali materassi. Diventare oggetto di misericordia non è lo stesso che andarsene via nella piena impunibilità, perché, come dice la parola di Dio: “Quelli che il Signore ama, quelli castiga”.
L’uomo morale non è quello impassibile, né quello che ha svuotato le sue emozioni degli elementi di una più severa giustizia; piuttosto è colui la cui dolcezza d’animo e la cui misericordia sono parti di un organismo più grande; colui i cui occhi possono lampeggiare di una giusta indignazione e i cui muscoli possono, come quelli di San Michele Arcangelo, diventare d’acciaio in difesa della Giustizia e dei Diritti di Dio.
(Fulton J. Sheen, da “Way To Happines”; titolo della vecchia traduzione italiana “Il Sentiero della Gioia”)

Preciso, pulito ed puntuale!
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L’ha ripubblicato su Per la maggior gloria di Dio.
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