
Viviamo in una civiltà “Usa e Getta”. L’obsolescenza è integrata nelle lampadine elettriche, nelle automobili e nelle lavatrici, per cui tra qualche anno saranno buttate via e ne sarà acquistata una nuova. Bottiglie, tovaglioli e lattine usa e getta hanno prodotto il nostro problema ecologico dell’inquinamento della terra, dell’aria e del mare. ORA c’è il pericolo che ci siano cellule, tessuti e feti usa e getta, creando il problema più grande dell’inquinamento morale.
Quando Cristo, la Vita Divina, venne al mondo, anche Lui fu trattato come una “vita usa e getta”.
La sacralità della vita non ha nulla a che fare con l’inizio della vita; dipende da chi l’ha prodotta. L’elemento tempo ha poco a che fare con il valore della vita, altrimenti potrebbe essere fissato un limite di età per vivere. La vita è sacra perché è prodotta dagli esseri umani; i girini generano girini, gli elefanti generano elefanti, gli uomini generano uomini. La vita è sacra in sé: il suo valore non è relativo.
Dire che l’embrione umano non è umano, apre la porta ai nazisti per dire che gli ebrei non sono umani.
L’assalto alla vita è tanto più demoniaco perché spesso opera nel buio: l’oscurità del grembo materno. (…)
Ma si può obiettare che l’embrione ha il diritto di essere distrutto perché c’è la possibilità che possa essere difettoso. Questo presuppone che la vita sia relativa alla sua qualità. Come dice il dottor John Noonan: “Chiedete a chiunque sia storpio, cieco o sordo: preferireste non essere nati? Quanti pochi risponderebbero che preferiscono la non esistenza all’indigenza attuale”.
E se i difetti sono alla base della distruzione della vita, è bene ricordare che per i primi tre secoli i cristiani erano “difettosi” agli occhi della legge romana; gli ebrei avevano “tratti difettosi” agli occhi di Hitler; i proprietari di immobili avevano “tratti difettosi” agli occhi dei comunisti. Dobbiamo anche stare attenti se diamo alle madri il diritto di distruggere un bambino perché può avere “tratti difettosi”, poiché un giorno un bambino potrà rivendicare il diritto di distruggere la madre perché ha il “tratto difettoso” della povertà o della senilità.
Nell’antica Roma, c’era una “potestas patrias” ossia il diritto del padre di disfarsi di un figlio. Nella nostra epoca moderna, c’è la “potesta matria” ossia il diritto della madre di disfarsi di un bambino. Tra la Roma pagana del tempo e quella pagana di oggi c’era, ed esiste ancora, un gruppo di persone amanti di Dio che proteggeranno coloro che sono incapaci di un’esistenza indipendente perché percepiscono nella loro fragilità la misericordia di Dio e, quindi, decidono di estenderla agli altri.
(Fulton J. Sheen, da “Bishop Sheen Writes, The Lewistown Daily Sun, January 25, 1975”)
