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La colpa che grava sui peccati non riconosciuti è la causa di molti malesseri psicologici dell’uomo moderno.

L’uomo non può contravvenire impunemente alle leggi della propria natura; la punizione che invariabilmente segue questi tentativi di ribellione si manifesta soprattutto nell’ordine psicologico. Per esempio, è evidente che ogni individuo egocentrico è un individuo deluso. Perché? Perché la delusione si ha quando un’aspirazione naturale incontra un ostacolo insormontabile. Qualsiasi aspirazione naturale, per essere soddisfatta, deve avere un obiettivo; finché ciò non si verifica, l’aspirazione rimane tale, ossia una tendenza a una più o meno vaga sorta di azione. Ma l’attuazione dell’aspirazione è possibile soltanto attraverso qualche cosa che sia di per sé attuale; l’aspirazione, come tale, essendo soltanto potenziale, non può procurarsi la propria soddisfazione. Ciò che la procura è l’obiettivo verso cui è rivolta la potenza.

Finché la persona rimane preoccupata unicamente di se stessa invece di darsi al mondo obiettivo di compiti e doveri, l’attuazione non può verificarsi e la delusione sopraggiunge. Violando le leggi della sua natura, l’uomo si carica di delusioni e scontentezza. Ogni uomo, come ogni donna, prova un senso di colpa quando contravviene a una legge naturale.

Disse Seneca: “Ogni colpevole è il carnefice di se stesso”. Il colpevole è anche sempre pauroso, perché “la coscienza ci rende tutti codardi”. Invece di definire il peccato una finzione della fantasia, sarebbe più giusto definirlo una frizione, cioè “uno sfregamento compiuto in senso contrario”. La colpa che grava sui peccati non riconosciuti è la causa di molti malesseri psicologici dell’uomo moderno.

Tuttavia, sarebbe sbagliato affermare che il fattore morale è sempre alla base dei disturbi mentali, poiché non è così. Le malattie mentali, usando l’espressione nella sua stretta accezione, possono essere l’effetto di cause fisiche, come alterazioni organiche del cervello, disfunzione delle ghiandole endocrine, conformazione difettosa del sistema nervoso centrale, e simili. Qui noi prescindiamo nel modo più assoluto dalle teorie sull’origine della schizofrenia, come quella che la attribuisce ad anormalità del “livello molecolare”, e dalla teoria delle cause psicogenetiche dell’“insanità maniaco-depressiva”. Qui noi trattiamo della filosofia dell’angoscia e critichiamo soltanto quegli psichiatri che, vestendosi da filosofi, superano i limiti della propria sfera medica o scientifica per negare la possibilità della colpa e del peccato.

Anche per i medici che non traducono le loro scoperte in termini morali, sta diventando sempre più evidente che le turbe mentali hanno spesso la loro radice nella violazione di una legge naturale e hanno quindi una base morale. I Dottori Marynia Farnham e Ferdinand Lundberg attribuiscono l’aumento delle turbe mentali nelle donne al fatto che queste si sottraggono alle responsabilità della maternità. Essi sostengono che nessuna donna senza figli – anche la più intelligente – è mai stata capace di avvicinare con comprensione quelle che sono madri. Le donne sposate senza figli o con un solo figlio, eccettuate quelle che si trovano in condizioni organiche sfavorevoli (casi non frequenti) sono – tolta qualche eccezione – emotivamente squilibrate. Sono cioè infelici, per quanto affermino coscientemente il contrario.

La brusca diminuzione del numero delle nascite è perciò un indice importante del moltiplicarsi degli stati angosciosi e degli squilibri emotivi negli uomini e nelle donne, ma più specialmente nelle donne. (…)

Il senso del peccato è una realtà che tutti conoscono. È più che una semplice violazione della legge; non se ne avvertirebbe la gravità se l’uomo non intuisse che il peccato implica una rottura di affinità elettive.

Coloro che rubano in una grande azienda non credono di commettere un gran male (sebbene la loro colpa sia grave) perché pensano all’azienda come a qualcosa d’impersonale. Intuiscono confusamente una verità: cioè che l’essenza del peccato non è la negazione di un codice, ma il ripudio di una persona alla quale ci si sente obbligati per la sua bontà e il suo amore.

Il peccato è l’affronto di uno spirito a un altro, un oltraggio all’amore; perciò non si ha il senso del peccato se non si ha la coscienza di un Dio personale. Isaia ebbe un profondo senso di colpa quando vide Dio e disse: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti” (Is 6,5). “Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere” (Gb 42,5-6). “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore” (Lc 5,8).

Siccome il peccato è l’interruzione dei rapporti con l’Amore, ne consegue che esso non può essere trattato esclusivamente dalla psichiatria: noi non affermiamo che tutti i disturbi mentali siano dovuti a un senso di colpa. Non lo sono. Ma alcuni lo sono; e quando gli psichiatri materialisti sostengono che le malattie dovute al peccato possono essere trattate esattamente come le altre malattie psichiche e nervose, senza che sia necessario ricorrere alle risorse spirituali, essi accrescono i complessi, il disagio e lo smarrimento del paziente.

Non basta analizzare il peccato per demolirne la coscienza o per guarirlo. Se il dentista si rende conto che una carie dentale è dovuta al masticare dei dolci, non per questo il dente guarirà immediatamente. Scavare attorno a una quercia per tentare di scoprire il marciume della ghianda da cui l’albero ha avuto origine, non significa rinforzare l’albero. Scoprire i motivi del peccato studiando il passato del paziente non è guarire; il peccato non è soltanto nel discernimento o nell’istinto, ma è nella volontà. Perciò non si può distruggere, come non si può distruggere un altro complesso introducendolo a viva forza nella coscienza.

Le malattie psichiche possono avere origine da complessi repressi; ma il peccato dev’essere considerato come un atto della volontà che implica l’intera personalità. La semplice comprensione intellettuale non distruggerà gli effetti del peccato e non restituirà la salute al paziente.

(Fulton J. Sheen, da “La Pace dell’Anima”)

Autore: Amici di Fulton Sheen

amicidifultonsheen@gmail.com

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