
Questo libro sui sacramenti è stato scritto perché gli uomini vivono in un mondo che è diventato decisamente troppo serio. L’oro è oro, la guerra nucleare è guerra nucleare, la polvere è polvere, i soldi sono soldi. Non si coglie alcun significato nelle cose che sentiamo con le orecchie o vediamo con gli occhi. In un mondo privo di un divino senso dello humor, l’architettura perde la decorazione e la gente abbandona la cortesia nelle relazioni reciproche.
Quando la civiltà era permeata da una filosofia più felice, quando le cose erano viste come segni di espressione esteriore dell’invisibile, l’architettura era arricchita da migliaia di ornamenti: un pellicano che nutriva i suoi piccoli col proprio sangue simboleggiava il sacrificio di Cristo; il doccione che faceva capolino da dietro una colonna nella cattedrale ci ricordava che le tentazioni si possono trovare anche nei luoghi più santi. Nostro Signore, in occasione dell’imminente ingresso a Gerusalemme, disse che se gli uomini si fossero trattenuti dall’elevare lodi a lui, avrebbero gridato le pietre (cfr Lc 19, 40), come in effetti è accaduto più tardi, nelle cattedrali gotiche.
Adesso le pietre tacciono per l’uomo moderno che non crede più in un altro mondo; non hanno storie da narrare, né significati da trasmettere o verità da illustrare. Quando si perde la fede nello spirituale, l’architettura non ha più niente da simboleggiare; similmente, quando gli uomini cessano di credere che l’anima è immortale, viene meno il rispetto per l’umano. L’uomo senza un’anima è un oggetto: qualcosa da usare, non da riverire. Diviene «funzionale» come un edificio o una chiave inglese o una ruota. (…)
La dimensione verticale della vita è espressa dalle guglie che svettano o dalle fontane che zampillano, ed entrambe invitano a oltrepassare la terra, la storia e la natura per cercare l’unione con l’Eterno. All’opposto c’è l’errore di sostituire il verticale con l’orizzontale, l’abbattimento della morte al posto dell’eretta statura della vita. È il disagio del secolarismo e del «naturalismo». Esso insiste sul visibile e sul temporale come ultima istanza e sull’irrilevanza dello spirituale e dell’invisibile.
Due errori possono guastare la nostra comprensione del mondo naturale: uno consiste nell’isolarlo del tutto da Dio onnipotente; l’altro nel confonderlo con Lui. Nel primo caso abbiamo l’orologio senza l’orologiaio, il dipinto senza l’artista, il verso senza il poeta. Nel secondo caso abbiamo l’artefice e la sua opera confusi in una cosa sola, la mescolanza e la fusione del carnefice e della vittima, il cuoco e la sua cena che cuociono insieme. L’ateismo separa la creazione dal suo Creatore; il panteismo identifica la natura con Dio. La vera conoscenza invece considera l’universo materiale come un segno o un’indicazione di ciò che Dio è. Guardiamo alla purezza del fiocco di neve e vedremo qualcosa della bontà di Dio. Il mondo è pieno di poesia, è un peccato volgerlo in prosa.
(Fulton J. Sheen, da “I 7 Sacramenti” edizioni Ares)
L’ha ripubblicato su Per la maggior gloria di Dio.
"Mi piace""Mi piace"