La negazione dell’esistenza della colpa obiettiva da parte degli psicologi materialisti è dovuta a una falsa comprensione della natura umana.
Circa quattrocento anni fa, alcuni teologi caduti in errore asserirono che l’uomo era intrinsecamente corrotto e perciò incapace di salvarsi con le opere buone. Ne derivò la credenza che l’uomo viene salvato mediante la fede in Cristo, i meriti del quale vengono attribuiti all’uomo corrotto. Più tardi, altri teologi caduti in errore sostennero che, poiché l’uomo è intrinsecamente corrotto, non poteva essere salvato né attraverso le opere, né attraverso la fede e che la sua redenzione dipendeva dalla predestinazione ovvero dalla suprema volontà di Dio, il quale salva o danna. Questo falso concetto si diffuse e contribuì molto a distruggere la fede nel libero arbitrio.
Poi fu la volta del totalitarismo, che affermò che, poiché l’uomo è intrinsecamente corrotto, non può essere salvato né dalla fede, né dalle opere buone, né dalla sovrana volontà di Dio, ma soltanto dalla collettività che lo assorbe; l’uomo – fu detto – abolirà la dissoluzione umana sostituendo la coscienza universale alla coscienza individuale e mettendo un dittatore al posto di Dio.
Gli psicologi materialisti hanno colto nel segno quando si sono ribellati contro il concetto di depravazione totale contenuto in questa dottrina: l’uomo non è totalmente depravato. Ma spesso gli psicologi hanno sbagliato mancando di approfondire il tradizionale concetto dell’uomo, che sta a mezza strada tra l’ottimismo, che promette di fare di lui un santo mediante l’evoluzione e l’educazione, e il falso pessimismo che giunge a farne un demonio attraverso il totalitarismo comunistico.
(Fulton J. Sheen, da “La pace dell’anima”)

L’ha ripubblicato su Per la maggior gloria di Dio.
"Mi piace""Mi piace"