L’amore sessuale crea tra l’uomo e la donna una completezza che supera di gran lunga qualsiasi altra unione di ordine sociale o politico! Questa è la ragione per cui uno Stato rispettoso dell’unità familiare come fondamento della civiltà è molto più unito di una civiltà che ignori questo fondamento. Una civiltà lacerata dal divorzio è già in causa, è già una civiltà incrinata.
Possono bastare pochi decenni perché le crepe familiari si trasformino in terremoti dell’ordine sociale, e non si è autorizzati – per il fatto che a questa civiltà non sia stato ancora eretto il monumento funebre – a concludere che questa civiltà non sia già morta. «Tu hai nome di vivente, eppure sei morto». (Ap 3, 1)
Lo Stato può infrangere mediante il divorzio il legame esteriore tra marito e moglie ma non potrà mai infrangere quel legame interiore che la fusione in una sola carne ha creato.
Per giustificare la rottura della loro unione, tali coniugi possono dire: «L’amore mi ha ingannato». La verità è che sono stati loro a ingannare l’amore. E il loro inganno ebbe inizio il giorno in cui scambiarono per amore il «fremito sessuale».
In realtà essi non hanno mai amato, perché l’amore non riprende mai ciò che dà, nemmeno nell’infedeltà. Dio non ritira mai il suo amore, quantunque noi siamo peccatori. Noi possiamo tradire Lui, ma Egli non ci abbandona mai.
(Beato Fulton J. Sheen, da “Tre per sposarsi”)