Una morte felice è un capolavoro e un capolavoro non si compie in un giorno. La ragione fondamentale per cui temiamo la morte sta nel fatto che non l’abbiamo mai preparata. La maggior parte di noi muore una volta sola, mentre avremmo dovuto morire ogni giorno. La morte è una cosa terribile per colui che “muore” solo quando muore; ma è una cosa bella per colui che “muore” prima di morire…
Dopo la morte non vi è alcun rimedio per una vita cattiva. Ma prima della morte vi è un rimedio: quello di morire a noi stessi seguendo così la legge dell’immolazione e del sacrificio che è la legge dell’universo intero. Non vi è altro modo di entrare in una vita superiore, se non col morire ad una vita inferiore. Non vi è possibilità per l’uomo di godere un’esistenza nobilitata in Cristo, se egli non viene sradicato dal vecchio Adamo. Per colui che conduce una vita mortificata in Cristo, la morte non viene mai come un ladro nella notte, perché è lui che la prende di sorpresa. Noi moriamo ogni giorno per far la prova a morire e ogni giorno lo ripetiamo per riuscirvi.
Ci piaccia o non ci piaccia, non si sfugge a questa verità espressa da San Paolo nella lettera agli Ebrei: “È stabilito che l’uomo debba morire una sola volta, e alla morte segua il Giudizio”. Mentre i tuoi parenti e amici si raccolgono attorno al tuo cadavere e domanderanno: “Quanto ha lasciato?”, gli Angeli domanderanno: “Quanto ha portato con sé?”.
Il Giudizio sarà duplice. Sarete giudicati al momento della vostra morte: Giudizio particolare; e nell’ultimo giorno del mondo il Giudizio Universale. Ci vuole il primo Giudizio, perché tu sei una persona e perciò sei responsabile, come individuo, dei tuoi atti liberi: le tue opere ti seguiranno. Il secondo Giudizio avverrà, perché tu hai compiuto la tua salvezza o la tua dannazione eterna nel contesto di un ordine sociale cioè nel Mistico Corpo di Cristo. Sarai giudicato, quindi, per il tuo influsso su di esso.
(Beato Fulton J. Sheen, da “Vi presento La Religione”)