In realtà, la religione non è una stampella: è una Croce. Non è un’evasione, ma un fardello; non è una fuga, ma una risposta. Su una stampella siamo noi ad appoggiarci, ma una croce si appoggia su di noi. Un codardo può usare una stampella, ma occorre un eroe per abbracciare la Croce.
La Croce viene posta sulle spalle del nostro orgoglio e della nostra invidia, della nostra lussuria, della nostra ira e della nostra avarizia, fino a logorarli col suo attrito, portandoci quindi alle grandi gioie costanti della vita.
Le fonti d’acqua dolce scaturiscono in origine dall’acqua salata del mare; i più bei fiori alpini sbocciano nei più aspri passi montani; e i canti più nobili sono il prodotto della più profonda agonia dell’anima.
L’alcolismo è la stampella di chi non può vivere con la propria coscienza; la religione è la Croce di chi purifica la propria coscienza e non ha più bisogno della droga.
Come la neve, pur essendo fredda, riscalda e rafforza la terra, così le afflizioni e gli sforzi intesi alla rigenerazione morale riscaldano e perfezionano l’anima.
Coloro che si appoggiano sulle stampelle imputridiscono nel miele; coloro che portano la croce si salvano nell’oceano del mare.
Le anime devono abbracciare la Croce per diventare prima felici e poi sante.
I codardi definiscono la religione una stampella.
Dopo che Gesù, il Nostro Divino Eroe, fu inchiodato alla Sua Croce, quelli che la consideravano una stampella Gli dicevano di scenderne. Essi sapevano che quella specie di Amore era la morte dell’amor proprio.
Da allora, il mondo si è diviso in quelli che chiamano la religione una “stampella” perché essendo zoppi credono che tutti gli altri siano zoppi, e quelli che chiamano la Religione una Croce e hanno Fede in Colui che disse: “Prendete ogni giorno la vostra Croce e seguitemi”.
(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”.)