Nulla, nella creazione inferiore all’uomo, ha mai prodotto alcunché lontanamente rassomigliante al sorriso. Non s’è mai visto che qualche animale incominci a sorridere, e quindi l’uomo scoppi in una risata. Quando si giunge a considerare l’uomo, si trova in lui qualche cosa di assolutamente nuovo. Il cavallino non ha mai sorriso, ed il cavallo da tiro non ha mai riso fragorosamente. Non è vero che le antichissime iene si limitassero a sogghignare, e quelle che vennero in seguito incominciassero a ridere: tutte avevano semplicemente la bocca aperta. La piccola valle non ha incominciato a fare un risolino mentre la grande vallata si sbellicava dalle risate.
Non ci si imbatte nel sorriso se non quando si arriva all’uomo, e la sola ragione per cui lo si incontra nell’uomo è che l’uomo possiede un’anima capace di elevarsi al di sopra della materia, e di vedere i rapporti esistenti fra le cose, e specialmente quelli buffi che aiutano a rendere la vita divertente.
È letteralmente vero che l’uomo “scoppia” a ridere, perché è un vero scoppio che lo eleva al di sopra di tutto ciò che fa parte della creazione. E lo scoppio che lo separa dal passato, dalla materia, è l’inizio della vita dello spirito.
La risata è prodotta dalla vista dei rapporti inattesi fra due giudizi, e poiché il rapporto si può percepire soltanto da parte di una forza Spirituale, ne consegue che può ridere soltanto l’uomo dotato di principio Spirituale.
(Beato Fulton J. Sheen, da “Menzogne e Verità”.)